Restano il piazzamento Champions e la Coppa Italia, ma ora è il caso di iniziare a mettere la testa sulla squadra dell'anno prossimo
di Enzo PalladiniInutile girare intorno all'argomento. Il sogno scudetto è sfumato a prescindere dal risultato di Inter-Genoa (i punti di distacco dalla capolista possono diventare 15), la Juve ora si trova a un bivio importante. Cristiano Giuntoli ha sempre detto che solo a fine stagione sarà possibile stilare una strategia precisa. Ma forse è il caso di anticipare i tempi perché i nodi da sciogliere sono tanti, anzi tantissimi.
Facciamo un passo indietro di un mese e mezzo, giorno più giorno meno. Si parlava di una Juve d'acciaio, capace di ottimizzare le sue forze, di vincere praticamente tutte le partite. Magari con un gol di scarto, però le vinceva. Si sognava un duello d'altri tempi con l'Inter, duello che nella fantasia di tutti sarebbe durato fino alla fine del campionato, magari addirittura con uno spareggio. Si diceva che lo scontro diretto di inizio febbraio sarebbe stato molto importante ma non decisivo. Invece è andata in tutt'altro modo. La Juve ha disimparato a vincere, ha lasciato per strada una serie interminabile di punti. Ha smarrito quel killer instinct che l'aveva caratterizzata nella prima parte della stagione. E ha virtualmente detto addio allo scudetto, poco dopo aver cominciato a crederci davvero.
Arriva il momento delle decisioni. O meglio: andrebbe anticipato l'inizio della programmazione. Un club come la Juve non può permettersi di non avere le idee chiare, anche perché è al quarto anno consecutivo senza scudetto (dopo i nove consecutivi), può sollevare ancora un trofeo (la Coppa Italia) e ha un posto nella prossima Champions ampiamente a portata di mano. Ci sono tutti gli elementi per capire quali sono i margini di investimento per migliorare questa squadra. Non si può pensare a una rivoluzione della rosa, ma sicuramente si può programmare un budget da investire sul mercato. Questo vuol dire che Giuntoli ha in mano tutti gli elementi per valutare insieme alla proprietà se Allegri è l'uomo giusto per portare avanti il progetto. Tanti anni di convivenza tra la Juve e Max possono aiutare a valutarne la caratteristiche. La sua sarà sempre una squadra che mette al primo posto la ricerca del risultato, a prescindere dalla qualità del gioco. Verosimilmente, una sua conferma (ed eventuale rinnovo fino al 2026) significherebbe un paio di innesti, ma di giocatori "fatti e finiti" più che di ragazzi da plasmare.
I nomi dei giocatori che piacciono a Giuntoli più o meno sono noti. Stravede per Koopmeiners dell'Atalanta, apprezza l'altro nerazzurro Ederson e Brescianini del Frosinone, ha messo le mani sul laziale Felipe Anderson in scadenza di contratto. Ma poi deve fare una valutazione seria sui giocatori che compongono la colonna vertebrale della squadra attuale. Il primo è Dusan Vlahovic, protagonista a Napoli di una prestazione sfortunata. Sarebbe facile dare la colpa a lui per le quattro occasioni (almeno due clamorose) sprecate dal numero 9. Però al centravanti serbo va riconosciuto un grande impegno, così come la capacità di farsi trovare pronto negli ultimi venti metri. Non bisogna poi dimenticare il grande inizio di 2024 che l'ha visto protagonista assoluto. Ma non è questo il punto. Il vulnus è il suo ingaggio, che con l'indicizzazione decisa al momento dell'ingaggio arriverà l'anno prossimo a vertici insostenibili per il bilancio. Se però alle parole seguiranno i fatti, se davvero accetterà di spalmare quell'ingaggio mostruoso, Vlahovic è un giocatore su cui puntare pesantemente per puntare a risultati importanti. Perché è vero che può capitare una serata come quella di Napoli, con quattro occasioni a disposizione e zero gol, ma possono capitare anche serate in cui con un'occasione e mezza arrivano due gol. E poi c'è quella dote che non si conta come i gol e gli assist: la leadership. Vlahovic ne ha in abbondanza.
Completamente diversa è la situazione di Federico Chiesa. Ha un contratto in scadenza nel 2025 ed è lontanissimo dall'ipotesi di rinnovo. Le cifre che ha in mente il ragazzo sono completamente diverse da quelle che sono segnate sul taccuino di Giuntoli. Però ha voglia di dimostrare qualcosa e lo si è capito ampiamente a Napoli. Al di là del gol segnato, comunque di pregevole fattura, è stato uno dei pochi ad assumersi le proprie responsabilità, a tentare una reazione nei momenti in cui il Napoli aveva preso in mano la situazione. Il Chiesa visto al Maradona è un giocatore su cui puntare, decisamente. Possibilmente affidato a un allenatore che ne valorizzi le preziose caratteristiche. Allenatore che difficilmente può essere Allegri: non c'è bisogno di essere all'interno dello spogliatoio bianconero per capire che i rapporti tra i due non sono mai stati straordinari. Anche questo è un buon motivo per anticipare i tempi, per capire che Juve si vuole costruire, con Allegri o senza, con Vlahovic o senza, con Chiesa o senza.