Il pm "anti-bianconero" resterà al suo posto nel processo di Torino e le sue parole non intaccheranno il processo sportivo
La bufera scatenata con le sue parole sulla Juventus avrà bisogno di ancora un po' di tempo per placarsi, ma Ciro Santoriello, il pm "anti-bianconero", che ha ammesso pubblicamente di "odiare" la Signora, non sembra agitarsi troppo. "Grazie, sono sereno", ha risposto a chi gli ha mostrato solidarietà dopo i numerosi attacchi arrivatigli via social, come riportato da La Stampa.
Di sicuro queste polemiche non cambieranno la sua idea di tifoso, ma nemmeno intaccheranno la posizione di pubblico ministero all'interno del processo "Prisma" di Torino contro la Juve e le manovre economiche. Qualcuno aveva ipotizzato che potesse essere "invitato" a lasciare l'incarico dell'accusa, condiviso con il pm Mario Bendoni e l'aggiunto Marco Gianoglio, ma non sarà così. E anche se dovesse lui stesso fare un passo indietro e abbandonare il processo di sua iniziativa, probabilmente la sua richiesta sarebbe rispedita al mittente. "Non ho nulla da dire", ha risposto in merito Santoriello all'Adnkronos.
Al massimo, in occasione dell'udienza preliminare del 27 marzo, davanti al gup Picco potrebbero esserci soltanto Bendoni e Gianoglio a sostenere l'accusa contro il club e gli altri imputati. Per motivi di opportunità.
A difendere Santoriello è stato l'avvocato Luigi Chiappero, uno tra i più noti penalisti italiani e legato professionalmente alla stessa Juve. "Santoriello? Un uomo colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto. Ricorderei a tal proposito che fu lui ad archiviare le accuse alla Juve sui conti del 2016", ha detto sempre a La Stampa.
Uscendo dalle aule torinesi, le parole di Santoriello, poi, non dovrebbero pesare neppure sulla sentenza della Figc, costata 15 punti di penalizzazione ai bianconeri. Nonostante la condanna sia basata proprio sulle sue indagini (utilizzate dal procuratore Chinè), che agli occhi di tanti, oggi, rischiano di essere bollate come "di parte". Per il processo sportivo quelle frasi non contano, perché tutto si è svolto secondo la prassi, ma non è detto che la Juve, nel suo ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, non possa inserirle in qualche modo nel suo faldone difensivo.