Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, per i pm Chiappero e Paratici avrebbero reso “false dichiarazioni”
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A circa tre mesi dall’esame farsa sostenuto a Perugia lo scorso 17 settembre al fine di ottenere la cittadinanza italiana, il ‘caso Suarez’ continua a tenere banco e le indagini sembrano coinvolgere sempre più da vicino la Juventus. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, infatti, secondo i pm di Perugia titolari dell’inchiesta (il procuratore Raffaele Cantone e i sostituti Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti), “appare incontrovertibile” il fatto che Luigi Chiappero, legale del club bianconero, e Fabio Paratici abbiano, con false dichiarazioni, “reso maggiormente difficoltosa l’attività di ricostruzione dei fatti svolta da questo ufficio”.
Sostanzialmente dunque sono emerse “gravi condotte di inquinamento probatorio”, motivo per cui nei giorni scorsi Fabio Paratici ha ricevuto un’Informazione di garanzia e sul diritto di difesa (il reato ipotizzato è esclusivamente l’articolo 371 bis c.p., il che vuol dire che il dirigente bianconero è accusato di aver fornito ‘false informazioni’ ai pm), ma il sospetto degli inquirenti andrebbe anche oltre: tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe infatti anche la possibilità che una “talpa” possa avere informato la società bianconera dell’indagine e delle intercettazioni che stavano portando alla luce l’esame farsa organizzato dall’Università per stranieri di Perugia. “Sussistono fondati dubbi - scrivono i pm nell’atto con cui avevano chiesto gli arresti domiciliari per i dirigenti dell’ateneo, poi sospesi dal giudice - che i rappresentanti della Juventus abbiano potuto avere contezza, tra l’8 e il 14 settembre, di questo procedimento e delle attività tecniche in corso”.
Sarebbe questo, secondo l’accusa, il motivo per cui l’avvocato Chiappero non si sarebbe più interessato della pratica Suarez al Viminale e non avrebbe più risposto al telefono al vice-prefetto Antonella Dinacci, che più volte ha provato a telefonargli. I pm avrebbero poi notato una netta inversione di rotta da parte dell’avvocato Maria Turco, collaboratrice di Chiappero, che parlando al telefono con il direttore generale dell’università ha usato parole e argomenti (“Se vuole dare l’esame lo dà esattamente come deve essere fatto”) molti diversi rispetto a quelli usati in una telefonata di appena sei giorni prima, quando la stessa Turco aveva aderito alla proposta sull’anticipazione del test con tanto di “corso intensivo mirato... con specifici compiti che poi si ritroverà all’esame” (che poi si è tramutato in risposte inviate al giocatore da imparare a memoria).
Come noto poi la Juve, solo tre giorni dopo il superamento dell’esame da parte di Suarez, ha deciso di cambiare obiettivo e ha preso Morata. Secondo quanto dichiarato da Chiappero ai pm perugini (stessa spiegazione fornita da Paratici), lo avrebbe fatto perché “il ministero dell’Interno avrebbe rappresentato l’impossibilità di definire la procedura di rilascio della cittadinanza nei tempi previsti per il tesseramento di Suarez e la conseguente iscrizione nelle liste della Champions League” (cioè il 6 ottobre). Secondo gli inquirenti, però, questa sarebbe una “falsa rappresentazione” basata su un “presupposto inesistente”, visto che dal Viminale erano arrivate, a tal proposito, indicazioni opposte e quindi Suarez sarebbe potuto diventare italiano in tempo per le esigenze del club.
Sostanzialmente quindi secondo l’accusa dei pm, che hanno anche ricostruito tutti i passaggi che hanno portato la Juve a prendere contatto con il Viminale, il club bianconero si sarebbe tirato indietro senza dare spiegazioni agli interlocutori e nascondendo agli inquirenti i veri motivi della retromarcia.