L'ad lo portò al Milan dando slancio alla sua carriera: ora il tecnico della Juve si gioca il futuro a casa di chi lo ha scoperto
Se la vita è un cerchio, quella sportiva di Max Allegri potrebbe chiudersi proprio di fronte a chi l'ha fatta decollare. Da Galliani a Galliani il passo è stato lungo e ben disteso, colorato da parecchi scudetti "rossobianconeri", da un paio di finali di Champions (perse) e da una parabola sempre in ascesa che lo ha portato a essere considerato uno dei migliori tecnici in circolazione. Il problema è che anche alla più alta delle salite, prima o dopo, segue una discesa e il percorso del "cortomusista" non sembra esattamente ad altezza Everest. Tutt'altro: le sue quotazioni sono al momento decisamente volatili e la sua popolarità in deciso ribasso.
Fatto sta che domenica, in quel di Monza, a chiudere il cerchio della mirabile carriera del signor Max potrebbe essere proprio l'uomo che l'ha lanciato in orbita, pescandolo dal Cagliari per allungare la lunga lista di scommesse tecniche vinte inaugurata da Arrigo Sacchi e proseguita con i vari Fabio Capello o Alberto Zaccheroni. L'Allegri di quegli anni era un allenatore moderno e in ascesa, catapultato dall'isola felice alle soglie del Duomo senza farsi divorare dalla Milano da bere che, come hobby, sapeva bruciare allenatori e giocatori con una voracità da cannibale del pallone. L'Allegri di oggi è un tecnico scafato, forse incapace di aggiornarsi nei due anni di purgatorio, certamente in difficoltà come mai prima. Fuori concorso, fuori moda, quasi fuori dai giochi, almeno in Europa.
Ritrovare a Monza Adriano Galliani, con cui il rapporto è rimasto più che cordiale, potrebbe essere l'occasione per farsi un altro giro sul tappeto volante della celebrità oppure l'ultima fermata di una carriera che il suo popolo, quello juventino, vorrebbe chiudere ieri, considerando l'oggi un tempo già troppo ritardato. Chi va dicendo che la sua posizione alla Juve sia più che stabile, racconta una bugia grande. Perché un conto è questionare di soldi che non ci sono e di allenatori che, parole di Arrivabene, "paghi tu?". Altro è non annusare gli umori di una piazza o, ancora di più, di uno spogliatoio che dà per certi versi la sensazione di sentirsi scaricato dal tecnico. Il "tutti insieme" sbandierato via social dalla Juve all'indomani della pessima sconfitta contro il Benfica ha in questo senso più l'aria dell'ultima bracciata per provare a restare a galla che della nuotata sicura. Lo stesso dicasi per quel che arriva da Torino in queste ore sul futuro tecnico della Juve. Allegri non rischia, d'accordo, ma se poi pareggia o perde a Monza? E proprio prima dell'ultima sosta disponibile per rimescolare un po' le carte prima dello sprint verso i Mondiali. Per dirla in altri modi, "se non ora, quando"?. Con la dirigenza bianconera, o parte di essa, che pensa a De Zerbi e i tifosi che reclamano a gran voce Paolo Montero, come se bastasse innestare un pezzo di Juve inossidabile e severa per risolvere tutti i problemi.
Il cerchio della vita sportiva di Allegri torna insomma dalle parti di Adriano Galliani come se tutto non fosse che una domanda. La risposta non la sa nessuno, ma quel che è certo è che si tratterà di dare calcioni. Alla crisi, a una carriera o solamente a un pallone.