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L'ANALISI

Dall'illusione scudetto all'incubo: per la Juve un'umiliazione che segna il destino di Motta

La lezione di calcio del maestro Gasperini pesa come un macigno sul futuro del tecnico bianconero

10 Mar 2025 - 07:51
 © Getty Images

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L'effimera illusione di poter rientrare nella lotta scudetto è durata lo spazio di una settimana e si è disintegrata sotto il peso dei gol dell'Atalanta, tra i fischi e la contestazione di una tifoseria esausta, esasperata dalla pochezza di una squadra che dopo le umiliazioni in Champions e Coppa Italia è stata annichilita da un avversario che allo Stadium è salito in cattedra con una lezione di calcio storica. Perché storico, appunto, è il cappotto che ha subito la Juve, il più pesante mai subito nella sua nuova casa. L'allievo Motta è stato messo dietro la lavagna dal maestro Gasperini. I bianconeri sono stati surclassati sotto ogni possibile aspetto: tecnico, tattico, fisico, mentale. Il passivo poteva essere persino peggiore se Di Gregorio non ci avesse messo del suo. E se il migliore, dopo un 4-0, è il portiere... beh, è presto detto!

Primo tempo sempre in difficoltà, con una Juve già in ginocchio dopo lo svantaggio. Ma la ripresa è stata addirittura sconcertante. Una squadra mai rientrata dagli spogliatoi, che anziché reagire si è frantumata sotto i colpi atalantini. Difesa strampalata, centrocampo asfittico, attacco evanescente. Incomprensibili poi le scelte dalla panchina, con l'ingresso di Koopmeiners (peraltro un fantasma) al posto Yildiz, l'inserimento di due difensori (Costa e Kalulu) sul risultato di 2-0 e quello di Vlahovic al posto dell’inesistente Kolo Muani a 15 minuti dal novantesimo, con la Juve a quel punto sotto di tre gol. E, perfetta legge di Murphy, proprio da uno svarione del serbo è poi arrivato il poker bergamasco. La beffa oltre l'umiliazione.

Insomma, questa Juve non solo non è da scudetto ma, calendario alla mano, deve pure guardarsi alle spalle per difendere un posto Champions vitale. Sconfitte del genere lasciano però il segno e soprattutto possono segnare un destino. E quello di Motta, oggi come oggi, è quanto mai in bilico: paga (o pagherà) le sue colpe ma, diciamolo chiaramente, non può essere certo l'unico imputato. Se il progetto è sulla via del fallimento, chi lo ha pensato e allestito è infatti per lo meno corresponsabile: anche sull'operato di Giuntoli sarebbe giusto si facessero serie riflessioni.

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