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L'ANALISI

Dall'illusione scudetto all'incubo: per la Juve un'umiliazione che segna il destino di Motta

La lezione di calcio del maestro Gasperini pesa come un macigno sul futuro del tecnico bianconero

di Pepe Ferrario
10 Mar 2025 - 13:11
 © Getty Images

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L'effimera illusione di poter rientrare nella lotta scudetto è durata lo spazio di una settimana e si è disintegrata sotto il peso dei gol dell'Atalanta, tra i fischi e la contestazione di una tifoseria esausta, esasperata dalla pochezza di una squadra che dopo le umiliazioni in Champions e Coppa Italia è stata annichilita da un avversario che allo Stadium è salito in cattedra con una lezione di calcio storica. Perché storico, appunto, è il cappotto che ha subito la Juve, il più pesante mai subito nella sua nuova casa. L'allievo Motta è stato messo dietro la lavagna dal maestro Gasperini. I bianconeri sono stati surclassati sotto ogni possibile aspetto: tecnico, tattico, fisico, mentale. Il passivo poteva essere persino peggiore se Di Gregorio non ci avesse messo del suo. E se il migliore, dopo un 4-0, è il portiere... beh, è presto detto!

Primo tempo sempre in difficoltà, con una Juve già in ginocchio dopo lo svantaggio. Ma la ripresa è stata addirittura sconcertante. Una squadra mai rientrata dagli spogliatoi, che anziché reagire si è frantumata sotto i colpi atalantini. Difesa strampalata, centrocampo asfittico, attacco evanescente. Incomprensibili poi le scelte dalla panchina, con l'ingresso di Koopmeiners (peraltro un fantasma) al posto Yildiz, l'inserimento di due difensori (Costa e Kalulu) sul risultato di 2-0 e quello di Vlahovic al posto dell’inesistente Kolo Muani a 15 minuti dal novantesimo, con la Juve a quel punto sotto di tre gol. E, perfetta legge di Murphy, proprio da uno svarione del serbo è poi arrivato il poker bergamasco. La beffa oltre l'umiliazione.

Insomma, questa Juve non solo non è da scudetto ma, calendario alla mano, deve pure guardarsi alle spalle per difendere un posto Champions vitale. Sconfitte del genere lasciano però il segno e soprattutto possono segnare un destino. E quello di Motta, oggi come oggi, è quanto mai in bilico: paga (o pagherà) le sue colpe ma, diciamolo chiaramente, non può essere certo l'unico imputato. Se il progetto è sulla via del fallimento, chi lo ha pensato e allestito è infatti per lo meno corresponsabile: anche sull'operato di Giuntoli sarebbe giusto si facessero serie riflessioni.

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