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VERSO INTER-JUVE

Di Gregorio: "Inter, nessun rancore. Alla Juventus sono felice"

Il portiere bianconero ha fatto tutte le giovanili coi nerazzurri e domenica li sfida a San Siro: "Questo è il mio posto"

25 Ott 2024 - 08:31

Non è ancora del tutto certo di una maglia da titolare, al suo posto potrebbe giocare Perin che con lo Stoccarda ha dimostrato di essere in grande forma, ma per Michele Di Gregorio, scuola Inter, quella contro i nerazzurri è una partita speciale e il portiere della Juventus ne ha parlato nel corso di un'intervista a La Repubblica: "Non porto rancore - he detto l'ex Monza - L’Inter ha fatto per me qualcosa che non potrò mai dimenticare, starmi a vicino quando, a 13 anni, ho perso mio padre. Tornare? Non me lo sono mai veramente aspettato. Se però fosse successo avrei voluto farlo dalla porta principale. La comparsa non l’avrei mai fatta".

Il sogno di tornare non si è realizzato, ma poi è arrivata la Juve: "Me lo ha detto il mio procuratore e gli ho chiesto di ripetermelo con calma. Paura? No c'è stato più l’orgoglio di guardare indietro ai tempi i cui la Serie A e la Juventus sembravano lontanissime". Poi ha aggiunto: "Qui mi sono trovato subito a mio agio, tant’è che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla famiglia: questo è il mio posto. Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo all’asilo e passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono felice".

L'esperienza all'Inter: "Ci sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l’ho lasciata che ne avevo quasi 19. È un’esperienza che mi ha formato, perché mi sono stati messi a disposizione educatori prima che allenatori, che la differenza l’hanno fatta quando cominci a pensare che allenarsi è un sacrificio, quando vedi gli amici che vanno in gita, che cominciano a uscire la sera, che ti stai perdendo un sacco di prime volte. È stato educativo e mi ha preparato a entrare in uno spogliatoio di C dove il rapporto non era più con ragazzini ma con uomini di 34 o 35 anni per cui conquistare la salvezza è fondamentale per mantenere la famiglia. Abbandonato? No. Nei cinque anni in prestito mi ha permesso di rimanere in piedi, tipo quando ero andato all’Avellino che subito dopo fallì.

La "furbata" di Galliani: "In fondo, se ho reciso il legame con l’Inter è stato per una furbata di Galliani, il numero uno, che ha voluto il diritto di riscatto perché credeva tantissimo alla promozione del suo Monza e ha avuto ragione".

Tifo e idoli: "In realtà in famiglia erano milanisti, mentre io ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui non reazione quando a Roma prese quello schiaffo da Cufrè ha per me un valore immenso. Ho ammirato Handanovic, è stato un sogno allenarmi con lui, avere i suoi consigli. Non ho mai capito perché si debba odiare uno solo perché è di un’altra squadra".

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