La partita di Parma ha messo in mostra una squadra finalmente consapevole dei suoi grandi mezzi e capace di sviluppare le idee del suo allenatore
di Andrea Cocchi
Forse, per dare giudizi definitivi, sarebbe il caso di aspettare un avversario un po' più impegnativo del Parma visto al Tardini. Perlomeno una squadra con difensori più attenti in area di rigore. Resta il fatto, però, che una Juve così non si era ancora vista dall'inizio della stagione. I quattro gol sono solo l'aspetto più evidente di un prestazione in cui, finalmente, si sono concretizzati dei concetti finora solo intuiti o in una fase embrionale.
Il calcio di Pirlo, insomma, è uscito dai fogli della tesi di Coverciano per fare capolino su un campo di calcio. E' ormai consolidata l'idea di costruzione a tre difensori con un centrocampista davanti alla difesa (in questo caso Bentancur), due mezzeali che si piazzano sulla trequarti (McKennie e Ramsey) e quattro giocatori a coprire il fronte offensivo (da destra: Kulusevski, Morata, Ronaldo e Alex Sandro). Solo che queste posizioni sono teoriche, visto che poi c'è il movimento incessante dei protagonisti a sparigliare le carte. Un movimento non improvvisato, però.
Dei sei giocatori chiamati a costruire e finalizzare, nessuno ha una posizione fissa. Kulusevski e McKennie si scambiano i compiti sulla fascia destra e si alternano nell'inserimento offensivo, Ramsey può creare superiorità numerica sull'altra fascia, inventare il passaggio filtrante sulla trequarti o partire in direzione dell'area di rigore, Cristiano va a prendersi il pallone nel mezzo spazio di sinistra e a cercare l'assist o l'uno due per il tiro, così come Morata che proprio da quella posizione mette il pallone sulla testa del compagno di reparto.
Insomma nessuno ha un ruolo preciso ma tutti hanno dei compiti che assolvono nel migliore dei modi a seconda degli spostamenti dei compagni e dell'atteggiamento degli avversari. Quando c'è da riconquistare palla, poi, la Juve aggredisce (o riaggredisce in caso di perdita del pallone) anche da posizioni molto vicine all'area avversaria. Quando deve difendere posizionalmente, c'è sempre il caro e vecchio 4-4-2 che concede poco o niente a chi attacca.
In un calcio che è un mix tra il rigore strategico e l'improvvisazione, ne escono alla grande i due attaccanti. CR7 è il nuovo capocannoniere del campionato a quota 12 (oltre ad avere raggiunto Sivori con 33 gol in A nell'anno solare ed essersi avvicinato ancora di più a Pelé nel numero di reti in carriera), Morata ha segnato e fatto segnare. Considerando che erano i due imputati eccellenti nel processo post Atalanta, il verdetto, alla fine, ha dato loro ragione.