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La mano del tecnico si vede nel ritmo e nell'intensità e i bianconeri mettono pressione nella corsa Champions, ma il finale col Lecce ha mostrato qualche crepa
di Stefano Ronchi© IPA
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Due gol, tre punti e terzo posto per una notte. La Juve archivia la pratica Lecce con qualche brivido nel finale e in attesa di Atalanta-Bologna e del derby romano, mette pressione nella serrata lotta Champions. Dopo la vittoria di misura col Genoa e il pareggio con la Roma, alla terza uscita la cura Tudor da una parte comincia a dare più certezze sul piano tecnico-tattico, dall'altra mostra ancora qualche crepa sulla tenuta fisica e nell'atteggiamento dei ricambi.
Dopo un primo tempo dominato in mediana e giocato con qualità, intensità e ritmo tra le linee, contro il Lecce dopo 80' la Juve è calata nei duelli, ha perso metri e non è più riuscita ad aggredire, conquistare palla e ripartire rapidamente con lo stesso piglio e coraggio. Tema che al netto delle buone prestazioni di Koopmeiners, finalmente vicino agli standard ammirati con la maglia dell'Atalanta, Thuram, padrone del centrocampo fino all'80', e Yildiz, faro bianconero sulla trequarti, conferma la necessità di lavorare ancora sodo alla Continassa per trovare i giusti equilibri non solo nella formazione iniziale, ma anche nelle scelte a gara in corso.
Se nel primo tempo si è vista infatti una Juve tosta nei duelli, semplice e rapida nell'impostazione e libera nelle giocate individuali come nelle occasioni dei due gol arrivati in stile Motta, a ritmi più bassi nell'ultimo quarto d'ora il piano bianconero ha sbandato un po', trovato meno sbocchi in verticale e portato a un finale ad alta tensione.
Colpa anche di chi è entrato (Kolo Muani e Conceicao su tutti) e non è riuscito a riaccendere la Juve sotto il profilo fisico per tenere alto il livello del gioco e blindare il risultato senza rischi. Dettaglio su cui Tudor dovrà certamente lavorare per non arrivare nuovamente col fiato corto a fine gara e garantirsi ricambi pronti alla battaglia per conquistare un posto Champions.
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