Forma fisica, personalità e questione rinnovo: ecco perché l'argentino si è perso
Da risorsa importante a problema. Nella notte tutt'altro che brillante della Juve in Champions, con qualificazione agli ottavi prematura ma fin troppo sudata visto il livello dell'avversario, spicca in negativo la prestazione di Paulo Dybala. Atteso al riscatto dopo una prima parte di stagione da comprimario, l'argentino ha invece nuovamente steccato, risucchiato tra le linee strette del Ferencvaros e mai capace di trovare lo spunto necessario per saltare un avversario o servire un compagno. Un'involuzione in parte inspiegabile - anche se qualche attenuante può essere trovata visto il lungo stop degli ultimi mesi - e che Andrea Pirlo ha in qualche modo sottolineato invitando la Joya a un atteggiamento più propositivo.
Più che tecnico o fisico, il punto sembra però mentale. Intanto Dybala sta evidentemente patendo il ruolo da comprimario, sia pure di lusso, di una Juve in cui lui si immagina come protagonista. Quindi tutte le discussioni attorno al suo rinnovo di contratto sembrano non lasciarlo tranquillo e hanno alzato di parecchio di livello di mal sopportazione dell'ambiente bianconero con una parte non insignificante del popolo juventino che non dimentica di sottolineare come certe prestazioni facciano a pugni con le richieste, 15 milioni a stagione, avanzate dall'agente di Paulo alla società.
Siamo insomma a una resa dei conti che non fa bene a nessuno. Non al giocatore, in palese difficoltà, e non alla squadra, che nonostante il valore indiscutibile dei suoi attaccanti non ha poi troppe alternative alla coppia Ronaldo-Morata. Dybala serve alla Juve e serve a Pirlo. Perché in linea teorica è una variante importante nella manovra offensiva e perché, specie in partite complicate come quella di ieri sera, proprio i suoi colpi sarebbero utile ad aprire la scatola di formazioni che ti aspettano chiuse.
Va detto, a sua discolpa, che è stata tutta la Juve a deludere e che, almeno stando alla gara contro il Ferencvaros, la creatura di Pirlo sembra ancora troppo ingarbugliata e strettamente legata ai colpi dei singoli. Contro gli ungheresi, squadra poco più che mediocre, la Juve ha cercato spazi che non c'erano tra le linee spingendo sempre molti giocatori sopra-pallone e dando sempre la sensazione di non avere più di una giocata disponibile. Questo ha complicato non poco la vita dei centrocampisti - non a caso hanno fatto male sia Arthur che Bentancur - e non hanno permesso alla squadra di sviluppare una manovra fluida che allargasse le maglie della difesa avversaria. Il tutto dentro una partita tecnicamente di basso livello in cui, appunto, il tasso qualitativo di Dybala è stato inghiottito dal pressing ruvido del Ferencvaros.
Il cambio di rotta e di marcia è quindi importante più che mai. Ci lavorerà Pirlo, cui Dybala continua a servire come il pane, e dovrà lavorarci la Joya. Perché da risorsa a problema il passo è diventato breve e preoccupante.