L'infortunio del centrale brasiliano ha aperto una crepa: tocca a Motta rimediare
di Francesca Benvenuti© Getty Images
Dieci gol subiti in sei partite: l'ottobre "horribilis" della difesa della Juventus si è appena concluso ma il calendario sarà a lungo ancora ostile se il principale punto di osservazione di questo tracollo resta l'infortunio di Gleison Bremer. I numeri non mentono: nelle prime sette partite della stagione, quelle con la leadership del brasiliano, un solo gol incassato; dal sesto minuto di gioco di Lipsia-Juventus - era il 2 ottobre e il crociato fece crac - c'è stata invece solo una partita su sei, quella contro la Lazio, in cui la porta della Signora sia rimasta immacolata.
Il dato crolla negli ultimi due match (sei reti incassate tra Inter e Parma) e se è naturale che la fase difensiva non sia demandata al singolo, è altrettanto vero che Bremer è di quei giocatori che sanno "guidare" i compagni, rafforzandone la qualità. In questo senso, Danilo e Gatti - più fragili, se non addirittura meno credibili - sembrano patirne la mancanza in modo particolare. Se poi il rientro difensivo anche di altri elementi è lento o impreciso, ecco che il ragionamento si estende ai tiri che subisce la Juventus: uno-due a partita a inizio stagione, sette-otto adesso. Segno inequivocabile di quanto, in mezzo al campo, serva poi anche un filtro maggiore.
I tifosi invocano uno scatto di personalità, ma quel qualcuno non sembra poter essere Danilo, in debito di condizione e di concentrazione. Thiago ha sottolineato come la fase difensiva sia strettamente connessa alla qualità di quella offensiva: agli avversari si concedono ripartenze pericolose e Vlahovic è nuovamente imballato.
Ma intanto, il gap col Napoli è di 7 punti e se Bremer tornerà a primavera inoltrata, prima di un paio di mesi, prima finestra utile per operare sul mercato, con Skriniar come obiettivo più realistico, a Torino non arriverà nessuno.