Il vice presidente se l'è presa negli spogliatoi con i giocatori, ma anche con Allegri. Poi confronto con Agnelli davanti ad Arrivabene e Cherubini
Dopo dieci anni di trionfi probabilmente irripetibili, la Juve si guarda dentro e scopre che qualcosa non va a più livelli. Detto che un anno senza trofei non è certo un dramma (ci sono top squadre che nello stesso enorme lasso di tempo hanno vinto poco o nulla), a Torino non possono permettersi di vivere un'altra stagione così. Perché la Juve è la Juve. E il faccia a faccia, pare anche duro, è iniziato subito dopo la bruciante e per certi versi anche immeritata sconfitta nella finale di Coppa Italia contro l'Inter.
Stando a quanto è stato ricostruito, il più agitato era Pavel Nedved. L'ex centrocampista ceco, oggi vice presidente bianconero, non ha nascosto la sua delusione, sfogandosi prima con i giocatori al rientro negli spogliatoi e poi con Max Allegri. Nel mirino il gruppo squadra nel suo complesso, colpevole di non aver sempre dato il massimo, ma anche lo stesso tecnico per alcune scelte di formazione, a Roma e non solo, e per il suo nervosismo durante la gara, costatogli anche l'espulsione. Nedved non è mai stato un grande fan del livornese, tanto che fu lui, insieme a Paratici, a spingere per il cambio di panchina, che poi portò all'arrivo di Sarri. La "Furia Ceca" si è intrattenuta a discutere con Andrea Angelli, alla presenza di Arrivabene e Cherubini, manifestando qualche preoccupazione per il futuro visto che durante l'anno sono stati davvero pochi i passi avanti fatti dalla Signora sul piano del gioco.
Certo, il materiale a disposizione nella zona nevralgica del campo non è di altissimo livello e l'impressione è che Allegri abbia fatto e ottenuto il massimo con quello che aveva in mano. Ci sarà poi da analizzare anche la questione infortuni, davvero troppo quelli muscolari, che ha creato qualche frizione tra lo staff medico e quello tecnico. Se ne parlerà a breve, quando si progetterà la prossima stagione cercando di pescare gli uomini giusti sul mercato. Perché Cristiano Ronaldo non c'è più e bisogna ricostruire un gruppo vincente senza affidarsi troppo ai singoli campioni.
Non trova fondamento, invece, la notizia sul cambio di programma dopo la partita. Secondo qualcuno, la Juve avrebbe negato ai giocatori il permesso di restare nella Capitale, ma in realtà la società aveva deciso, già prima di scendere in campo, che tutti avrebbero fatto ritorno a Torino subito dopo il match. Anche se la ripresa degli allenamenti era stata fissata per sabato mattina. Nessuna punizione, dunque: il rientro a casa immediato non è quindi legato all'esito del derby d'Italia. Ma forse era solo un segno del destino. Perché bisogna ripartire subito, senza perdere tempo. La Juve non può permetterselo.