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L'ANALISI

Juve, zero in pagella: la falsa ripartenza inguaia Sarri

Il tecnico toscano fallisce il secondo obiettivo stagionale e sembra non avere più la squadra dalla sua parte. A partire da Ronaldo...

18 Giu 2020 - 09:17

E' il giorno delle vedove di Allegri, non poteva andare diversamente. Un po' perché gli assenti hanno per definizione sempre ragione e un po', con più logica, perché la Juve cannibale che fu ha preso a ingurgitare veleno e infilato un double di finali perse (Supercoppa e Coppa Italia) che non è proprio il marchio di fabbrica della casa. E infatti sul banco degli imputati, all'indomani della sconfitta contro il Napoli, c'è Maurizio Sarri. Lui insieme ad altri, intendiamoci. Ma, prima di ogni cosa, lui, il comandante che sta affondando con la sua nave. Logico chiedersi perciò, ed è solo un leit motiv che si rinnova, se sia mai esistita la Juve di Sarri

La risposta, inconsapevolmente, l'ha data il tecnico bianconero dopo la partita: "Questi giocatori sono abituati a risolvere da soli le situazioni e, in questo periodo di scarsa brillantezza, non ci riescono". Il che, letto come va letto, nega nei fatti il credo calcistico di Sarri e la sua visione globale di squadra. I singoli da una parte, che Allegri sapeva valorizzare, e l'applicazione (assente) globale dall'altra.

Serve un passo indietro: la scelta di Sarri, oltre che tormentata, aveva un unico obiettivo, trasformare in bello la concretezza. Era ricerca dell'estetica. L'obiettivo è stato ottenuto? No, per due motivi. Perché la Juve quest'anno non ha quasi mai giocato davvero bene (ancora Sarri ha spesso detto di non poter replicare in bianconero il gioco del suo Napoli) e, soprattutto, perché la Juve quest'anno non vince. Lo abbiamo detto: sconfitta in Supercoppa e sconfitta in Coppa Italia. Zero su due con tanto di "controrecord" di Ronaldo.

Dire che i conti non tornano è superfluo. Dire che la ripartenza bianconera è inquietante pure. Un dato su tutti certifica la crisi: la Juventus è rimasta a secco di reti per due gare consecutive in tutte le competizioni per la prima volta da ottobre 2015. Ripetiamo, ottobre 2015. L'assenza di Higuain, centravanti titolare, spiega solo in parte questa involuzione. Le spine, in realtà, sono diverse. Ronaldo, dato precocemente in forma spaziale, è passato dai muscoli mostrati sui social alle gambe molli mostrate contro Milan e Napoli. Pjanic, evidentemente con la testa altrove causa mercato, è sparito in mezzo al campo nonostante i ritmi al rallenty post-Covid. Bernardeschi e Rabiot sono sembrati (il primo solo con il Milan) imbucati a una festa in cui non erano graditi. Il tutto mentre Sarri, ancora lui, masticava il suo mozzicone pensando a chissà cosa.

Chiaro, in questo quadro, che dalla Juve, sotto traccia, arrivino da qualche tempo segnali di rivoluzione. Oggi, stando a quanto ci risulta, potrebbe andare in scena un incontro con la Roma. Per chi? Zaniolo, forse, o Pellegrini. Gente fresca che restituisca agonismo alla manovra lenta, prevedibile e noiosa di oggi. La ricerca dell'erede di Pjanic è cominciata da tempo, le novità in attacco non sono escluse affatto. Nemmeno alla voce Ronaldo.

E in panchina? Per il momento non si muove una mosca. Ma la Juve è la Juve: passi per la Supercoppa e passi pure per la Coppa Italia, ma basta così, grazie. Champions e campionato non si possono fallire. In Europa centrare la Final Eight è il minimo sindacale e in Italia vincere il campionato è un obbligo morale. Mentre le vedove di Allegri ballano e Sarri rimane, nervoso, a fumare sigarette spente.

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