I bianconeri ancora spreconi e distratti, Vlahovic e Koopmeiners nuovamente sul banco degli imputati
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La Juventus torna dall'Arabia Saudita con le ossa rotta e con tante, tantissime incertezze. Decisamente troppe per un progetto partito ormai da diversi mesi. Come in occasione della sfida di campionato contro la Fiorentina la squadra di Thiago Motta è partita bene, ha saputo imporre il proprio gioco per larghi tratti del primo tempo, ma poi non ha avuto la forza mentale e la freddezza per chiudere la partita. Si è allungata, disunita e ha lasciato spazio alla rimonta avversaria, che si è concretizzata sì per distrazioni individuali (vedi il fallo da rigore di Locatelli o l'uscita incauta di Di Gregorio sull'autogol di Gatti), ma che è stata la logica conseguenza di un atteggiamento di squadra a dir poco rivedibile.
Il tecnico ha spronato più volte i suoi a continuare a premere sull'acceleratore, ma dopo un paio di occasioni sprecate sull'1-0 qualcosa a livello caratteriale è venuto a mancare: la Juve non solo ha smesso di provarci e ha incassato il pareggio, ma non ha neanche saputo trovare lo spirito per reagire a quello che poteva, tranquillamente, risultare solo un episodio sfortunato. Dopo l'1-1 di Pulisic infatti è stato il Milan a esaltarsi, un pizzico di sfortuna ha fatto il resto.
Sul piano individuale sono in molti a salire sul banco degli imputati, a cominciare da Dusan Vlahovic: è vero, il suo cambio a mezzora dalla fine ha tolto peso all'attacco e abbassato il baricentro della squadra, ma la verità è che il serbo non era mai davvero entrato in partita, aveva faticato come sempre a far salire la squadra e si era anche divorato il 2-0 con un sinistro molle e poco convinto. C'è poi il capitolo Koopmeiners, che tecnicamente non può essere discusso, ma tatticamente continua a faticare a trovare il suo ruolo in campo e, soprattutto, dà troppo poco in fase offensiva.
La bella prestazione di Mbangula e le grandi giocate di Yildiz (che per altro doveva partire dalla panchina prima dell'infortunio di Conceiçao) sono una magrissima consolazione per Motta e per i tifosi bianconeri, che non riescono a veder decollare il progetto e che ora si preparano a un gennaio infernale: c'è, in ordine, il derby in trasferta col Torino, il big match di Bergamo con l'Atalanta e quello col Milan in casa. Poi le ultime di due di Champions contro Brugge e Benfica, con in mezzo la trasferta di Napoli. Il tutto in 18 giorni di fuoco che diranno moltissimo sul futuro e sulle ambizioni di questa squadra, a cui urge un cambio di passo e di mentalità per non rischiare di salutare con ampio anticipo anche tutti gli altri obiettivi stagionali.