Contro la Roma tre legni ma pure la conferma delle difficoltà di Vlahovic (e Kean...). E se Di Maria e Chiesa non cambiano marcia, si fa dura
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Se Massimiliano Allegri credeva alla qualificazione in Champions League prima del match con la Roma, non avrà cambiato totalmente idea dopo la sconfitta dell'Olimpico: un po' perché la distanza dal quarto posto - con la sconfitta del Milan - resta a 12 punti, gli stessi che la Juventus sapeva di dover rimontare al momento della conferenza stampa della vigilia del tecnico toscano; e un po' perché questo è il modo con cui il gruppo riesce a restare compatto nonostante tutti i fattori extra-campo che lo stesso Allegri ha voluto ricordare pure ieri sera: "I ragazzi devono stare sereni e tranquilli, perché comunque abbiamo fatto 50 punti. Una situazione come quella che abbiamo subito noi non è mai esistita nella storia del calcio".
Una sconfitta sul campo della Roma ci può stare nell'economia di un intero campionato, ancor più considerando che è la quinta complessiva: tra le squadre che stanno davanti ai bianconeri in Serie A, solo il Napoli ha fatto meglio, anche la Lazio è a quota 5 e tutte le altre ne hanno perse di più. Se ci aggiungiamo i tre legni colpiti tra primo e secondo tempo, ce n'è per allestire una corposa tesi difensiva di fronte al plotone che è pronto a impallinare Allegri dopo ogni inciampo.
Detto ciò, restano diversi i fattori di perplessità sulla Juve. Innanzitutto la sterilità del reparto offensivo, con Vlahovic ancora a secco: in campionato siamo a quattro partite di fila senza gol, da inizio 2023 sono tre le reti segnati includendo anche quella in Europa League contro il Nantes. In attesa del rientro di Milik - manca ancora una decina di giorni - non si può fare affidamento neppure su Kean che dopo l'espulsione-record di ieri si prenderà multa e pure squalifica.
Non è servito neppure l'ingresso di Chiesa che, unito alla prova incolore di Di Maria e a un Pogba logicamente ancora lontano dalla forma migliore, denota l'altro problema bianconero, squisitamente tattico prima che fisico: contro un avversario chiuso come la Roma di Mourinho, non è mai arrivato il cambio marcia necessario per scardinare la densità giallorossa, né lo spunto necessario per eludere raddoppi e pressing. Vero che nella ripresa si è vista una squadra tendenzialmente più sciolta ma è stata figlia pure di un progressivo spegnimento dell'avversario dopo sessanta minuti ad alta intensità.
Non c'è tempo per riposare: arrivano subito Sampdoria, Inter e la doppia sfida al Friburgo in Europa League, nessun fronte può essere tralasciato perché se l'obiettivo resta la qualificazione europea serve archiviare presto il ko di ieri e ripartire. Con serenità, come ha ripetuto Allegri, ma senza minimizzare i difetti che questa squadra si porta dietro da inizio stagione, a prescindere dalla penalizzazione.