I Pm che indagano sulle plusvalenze bianconere ritengono che i vertici del club fossero "ben consapevoli" della condotta di Paratici, spunta anche una scrittura privata riguardante i rapporti economici con il portoghese
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Da una scrittura privata con Cristiano Ronaldo "che non deve esistere teoricamente", alla consapevolezza del presidente Andrea Agnelli, fino alla società paragonata a una "macchina ingolfata". Trapelano le prime indiscrezioni relativamente alle intercettazioni telefoniche raccolte dai Pm che indagano sulle plusvalenze della Juventus e che hanno portato alla perquisizione delle sedi del club bianconero nella giornata di venerdì.
I contorni dell'inchiesta sono ancora piuttosto nebulosi, ma quel che è certo è che la Procura di Torino ha in mano una serie di conversazioni che hanno spinto chi indaga a ulteriori approfondimenti. Ai finanzieri è stato affidato l'incarico di cercare una "carta famosa che non deve esistere teoricamente". Si tratta, secondo quanto appreso dall'Ansa, di una scrittura privata relativa ai rapporti economici fra la Juventus e Cristiano Ronaldo. L'esistenza del documento sarebbe stata ipotizzata per via del contenuto di una conversazione intercettata dagli inquirenti. Il calciatore, comunque, non risulta indagato. Ci sarebbe anche un'altra scrittura privata, attestante la sussistenza di un "obbligo non federale" a carico dell'Atalanta, nell'ambito della doppia operazione di trasferimento di Merih Demiral e Christian Romero, tra le carte che la Guardia di Finanza ha ricevuto l'incarico di cercare e recuperare.
Secondo la Procura sarebbe Fabio Paratici, ex Chief football officer della Juventus, "l'artefice della pianificazione preventiva delle plusvalenze", ma il Cda della società bianconera, e "in primis il presidente Andrea Agnelli", era "ben consapevole" della sua condotta". Sempre basandosi sulle intercettazioni i pm rilevano che negli ambienti della Juventus era chiaro che le difficoltà economiche non derivavano soltanto dall'emergenza sanitaria: in una conversazione si sentirebbe dire "sì, ma non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene" e “gli ammortamenti e tutta la m… che sta sotto che non si può dire”. La Juventus viene infatti paragonata a una "macchina ingolfata", a causa di investimenti oltre le previsioni di budget e di altre operazioni poco accurate, tra cui gli stipendi eccessivi.
In uno dei nastri al vaglio spunta una frase piuttosto chiara: "Hanno chiesto di fa' le plusvalenze [...] che almeno Fabio (Paratici, ndr), dovevi fa' le plusvalenze e facevi le plusvalenze". Sotto la lente di ingrandimento, a tal proposito, c'è ad esempio l'acquisto dall'Olympique Marsiglia del ventenne Marley Aké per 8 milioni di euro, in cambio della cessione, alla stessa cifra, di Franco Tongya, 19enne del vivaio bianconero. È di quelle operazioni che la procura definisce "a specchio", senza movimento finanziario, ma con effetto positivo sui bilanci. I magistrati ritengono infatti che i valori in questione non siano stati oggetto di trattativa, ma che si sia di fronte a "operazioni sganciate da valori reali di mercato, preordinate ed attestanti ricavi meramente contabili, in ultima istanza fittizi".