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L'EX CT

Mancini: "Ritorno in panchina? Bisogna saper scegliere. Agli allenatori serve tempo, in Italia non viene dato"

L'ex ct della Nazionale era stato accostato alla panchina della Juventus come sostituto di Motta: le sue parole suonano come un messaggio ai bianconeri

27 Mar 2025 - 21:13

È stato uno degli allenatori più chiacchierati dell'ultimo periodo, complice il suo accostamento alla panchina della Juventus come sostituto di Thiago Motta. Alla fine i bianconeri hanno scelto Igor Tudor ma Roberto Mancini non ha perso le speranze di trovare una nuova squadra. La parola d'ordine però rimane "pazienza". "Il mio futuro?  Vediamo quello che verrà, nel calcio può cambiare tutto dalla sera alla mattina. Bisogna saper scegliere". Queste le parole dell' ex ct della Nazionale, durante il laboratorio 'Il giurista entra in campo' nell'ambito dell'Academic Gym con Guglielmo Stendardo alla LUISS, a chi chiedeva se fosse pronto per un ritorno in panchina.

Juve, il primo allenamento di Tudor: esercizi tattici e partitella

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© juventus.com
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ESONERO THIAGO MOTTA

Inevitabile poi un passaggio sulla situazione in casa Juventus con il fresco esonero di Thiago Motta su cui il "Mancio" risponde solo di non avere "idea di cosa sia successo", mentre sul ruolo degli allenatori sottolinea che "tutti incidono sulla propria squadra, poi a volte i risultati vengono o meno. Se le cose non vanno è giusto che si prenda anche delle colpe. Ma bisogna dare il tempo per incidere. In Italia se le cose non vanno l'allenatore viene messo subito in discussione. Un manager deve avere una visione, essere empatico con il club e riuscire a trasferire il proprio pensiero. Ma credo che se si punta su un allenatore bisogna concedergli tempo e supporto. Anche da parte dei dirigenti serve una visione, dal direttore sportivo ci si aspetta che compri giocatori. Nessuno riesce a vincere sempre, ma quando si perde credo sia importante rialzarsi subito". Differenza tra Serie A ed estero rimarcata anche con una battuta: "Ho lavorato in Inghilterra per quattro anni e arrivare a vincere facendo un buon percorso credo sia la cosa migliore. Il Manchester City mi chiese di vincere la Premier dopo 5 anni, la vinsi dopo 3 e poi le cose migliorarono ancora. Gli allenatori italiani erano e sono ancora molto avanti, ma alla fine se hai giocatori forti vinci altrimenti no". 

CAPITOLO NAZIONALE

Poi una riflessione sul calcio italiano e sulla Nazionale: "Abbiamo avuto decenni di giocatori incredibili, adesso è qualche anno che ce ne sono di meno. Troppi stranieri? Ai nostri tempi erano campioni e miglioravano i giovani, se si prendono stranieri che valgono poco meglio dare un'opportunità ai giovani italiani". Inevitabile un passaggio sulla sua esperienza da Ct, impreziosita da un incredibile Europeo vinto: "La Nazionale per un allenatore è la cosa più importante, rappresenta l'apice della carriera oltre che un momento straordinario. L'Europeo è stata una cosa incredibile, sapevamo che non eravamo i più forti ma non è stato solo quel mese lì, è stato un percorso durato 3 o 4 anni. Io lo dissi appena arrivato che bisognava vincerlo, piano piano hanno iniziato a crederci tutti. Mondiale prima a noi o all'Arabia? Spero lo vinca prima l'Italia. Noi abbiamo una cultura calcistica neanche paragonabile, viviamo di calcio da sempre",

"VIALLI UN FRATELLO"

Mancini non ha mancato di ricordare Gianluca Vialli, definito "un leader vero, in tutti i sensi. Un uomo straordinario, simpaticissimo, allegro, intelligente, colto. Siamo stati insieme nella nostra età più bella, è stato un fratello e un uomo straordinario soprattutto in quel mese dell'Europeo dove aveva grande peso sulla testa dei giocatori".

DIFFERENZA CLUB-NAZIONALI

Infine una considerazione sulle differenze tra l'allenare una squadra di club e una nazionale: "Un allenatore di club ha giocatori tutti i giorni, in nazionale non ci sono tanti momenti per stare insieme, bisogna essere in grado di capire quali possono essere i giocatori adatti".

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