La supremazia dell'Inter è stata incontrovertibile: da rivedere alcune scelte del tecnico toscano
di Arturo CalcagniRipida, anzi ripidissima. Si è fatta così la strada che conduce la Juventus allo scudetto dopo il ko nel Derby d'Italia. Una sfida attesissima che non ha ribaltato le previsioni: l'Inter è più forte dei bianconeri. A centrocampo non c'è stata quasi partita, e il solo tiro in porta di Danilo e compagni (record negativo in questa stagione) la dice tutta su come i nerazzurri abbiano controllato la partita. Ad Allegri, che ha preferito puntare tutto su Yildiz dall'inizio (perché il rientrante Chiesa in panchina?) il rimpianto della grande chance mancata da Vlahovic alla mezz'ora. Poco dopo l'autogol di Gatti che sa tanto di sentenza.
Dicevamo di Vlahovic, che ha avuto sui piedi la più grande chance della Juve: San Siro resta stregato per il serbo, che pure veniva da un periodo d'oro. Gli è mancato il colpo, così come è mancato d'efficacia il piano del livornese alla guida dei bianconeri. Nel primo tempo non si sono viste le tanto attese ripartenze (tanta difesa e poco altro), e pure i cambi non hanno inciso. Primo fra tutti Chiesa, ma anche Weah e Miretti: riprova di una rosa inferiore agli odiati rivali. E se aggiungiamo che Szczesny è stato oggettivamente il migliore in campo, il quadretto è completo.
"Non è finita qui" ha poi detto con orgoglio al novantesimo Allegri, ma adesso starà proprio a lui ricomporre i cocci: i bianconeri non perdevano dal 23 settembre (4-2 targato Sassuolo) e hanno portato a casa un solo punto nelle ultime due uscite. Vietato mollare ai primi di febbraio nonostante la supremazia dell'Inter sia netta e incontrovertibile.