Tunnel, sportellata a Parolo e palla all'incrocio dei pali. Il colpo del campione. La Juve ringrazia Dybala e prosegue la corsa scudetto a testa bassa. Dopo 92' di sofferenza e pochissimi lampi, i bianconeri portano a casa una partita importantissima per il futuro della sua stagione. Dall'Olimpico Allegri torna con tre punti pesanti, "vendicando" le sconfitte di Supercoppa e dell'andata. Un risultato eccezionale a conti fatti. Non solo per come è arrivato, ma anche per il messaggio che manda in chiave scudetto. La Juve c'è sempre, fino all'ultimo respiro. Ed è meglio non distrarsi se qualcuno vuole scucirle di dosso il tricolore. Al netto della prestazione, decisamente opaca, alla fine la differenza la fa la classe del giocatore più atteso: Paulo Dybala. E non può essere un caso se è proprio lui a decidere la gara con un mix perfetto di tecnica e tenacia. Qualità che invece sono mancate alla Lazio, protagonista per buona parte del match, ma troppo stanca per mostrare il solito piglio in fase offensiva. Un altro stop amaro dopo quello col Milan ai rigori.
Con Higuain fuori e a quattro giorni dal ritorno di Champions, all'Olimpico Allegri mischia un po' le carte e sceglie il 3-5-2 per la prima volta in stagione dall'inizio. Dietro spazio a Rugani, con Lichtsteiner e Asamoah sulle corsie esterne in mediana. In attacco tocca a Mandzukic e Dybala, che torna a giocare dall'inizio. Dopo le fatiche di Coppa Italia e senza Marusic, Inzaghi rimaneggia invece la difesa e piazza Lukaku e Lulic sugli esterni. In avanti spazio al solito tandem Luis Alberto-Immobile.Corta e aggressiva, la Lazio prova subito a interrompere la manovra bianconera, chiudendo le linee di passaggio e costringendo Pjanic a giocate difficili o al lancio lungo. Equilibrata e ordinata, la squadra di Inzaghi aspetta e riparte, affidandosi alla velocità di Immobile a alla classe di Milinkovic e Luis Alberto per far saltare il banco. Leiva tocca Dybala in area, ma Banti lascia correre, poi Mandzukic sbaglia tutto di testa a due passi da Strakosha. Ma sono solo due giocate sporadiche. In controllo, infatti, la Lazio domina in mediana e guadagna campo. Leiva ha spazio per ragionare e Lukaku e Lulic accompagnano sempre la manovra, costringendo i bianconeri ad arretrare e a difendersi. Milinkovic e Immobile testano i riflessi di Buffon, poi Allegri passa al 4-3-3, arretrando Asamoah e avanzando Lichtsteiner sulla linea degli attaccanti. Col nuovo assetto, la Juve tiene meglio il campo, ma è sempre la Lazio a fare la partita e a rendersi pericolosa sugli esterni. Buffon ferma Lulic in uscita, poi sugli sviluppi di un corner Khedira ha sul destro la palla buona per sbloccare il match, ma sbaglia mira. Senza guizzi, la Juve arranca in mezzo al campo e non riesce a innescare le punte. La Lazio invece chiude il primo tempo in controllo.
Nella ripresa la gara resta molto tattica. La Juve sceglie il palleggio e prova ad aumentare il ritmo, ma il giropalla è lento e la Lazio non corre pericoli. Per rompere l'equilibrio, Allegri leva Lichtsteiner e fa entrare Douglas Costa. Il brasiliano ha gamba e si vede subito. Ma non basta. Il tema tattico del match, infatti, non cambia. Da una parte la Lazio controlla la gara, ma non affonda. Dall'altra invece la Juve fatica a manovrare in verticale, sbattendo contro il muro bianconceleste. Inzaghi getta nella mischia Felipe Anderson, Allegri invece fa alzare dalla panchina Alex Sandro. A ritmi blandi e con le gambe appesantite dai 120' col Milan, negli ultimi venti minuti la Lazio cala vistosamente e la Juve centra il colpo grosso nel recupero. Ci pensa Dybala, servito da Rugani, a firmare il match al 93'. E' il colpo che decide la gara e condanna la Lazio. La Juve non molla mai. Napoli avvisato.