L'ex portiere bianconero a Sportweek ripercorre il dramma e racconta la rinascita dopo l'aneurisma di due anni fa. E boccia la squadra
© ipp
Due anni dopo l'aneurisma e l'emorragia cerebrale che hanno fatto temere per la sua vita, Stefano Tacconi ripercorre il suo dramma e la sua rinascita, resa possibile anche grazie al grande supporto della sua famiglia, che definisce "l'unica stampella di cui non posso fare a meno". "Io sono stato fortunato nella tragedia - ripete l'ex portiere della Juventus - Riesco a raccontare la mia storia, sono già a buon punto". La paura del male che non se ne va, le rinunce, la memoria che tradisce ("Ma i gol presi 40 anni fa me li ricordo...") e l'amore per la Juve che è rimasto intatto. "Ad aprile tornerò allo Stadium contro il Milan".
"Anche se questa Juve non è quella con cui ho vinto tutto io, non ci azzecca nulla - ha detto Tacconi in un'intervista a Sportweek - Il gioco di Allegri è noioso, la squadra piatta. Noi avevamo Furino e Tardelli che avevano una cattiveria pazzesca. Volevamo vincere sempre e comunque. Ora vedo tanti 'gattini' in campo". E ancora: "Io ho giocato con Platini e durante le partite avevi sempre la sensazione che avremmo segnato. Oggi vedo la Juve e penso 'Questi non fanno gol manco fra tre ore'".