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"La festa giusta per salutare questa bella carriera, nella mia seconda casa: vi aspetto tutti il 22 marzo all'Artemio Franchi". Alla vigilia del suo addio al calcio, Giuseppe Rossi ha rilasciato un'intervista alla rivista Undici.
Le giovanili nel Parma e i primi approcci con la prima squadra: "A 12 anni arrivai alle giovanili del Parma, totalmente diverse da quanto avevo vissuto in America. Andare a vedere le partite della prima squadra mi dava la carica: c'erano Crespo, Buffon, Verón. A 16 anni ho iniziato ad allenarmi con loro: presto capii che avrei potuto farcela".
Il Manchester United: "A 17 anni, un dirigente del Parma viene da me: 'Guarda, ti do una spilla del club che ti cerca'. Era quella dei Red Devils. Corro in macchina da papà e gli dico che il Manchester United vuole parlare con noi. Non ci potevamo credere".
Il momento più felice della sua carriera "L'autunno del 2013, quando ero alla Fiorentina: i tifosi piangevano di gioia quando vedevano me e i miei compagni dopo il poker alla Juve, figlio della caparbietà. Così intensi, quei tre anni a Firenze. Tanti momenti felici, qualcuno brutto", ha detto Rossi.
La carriera, gli infortuni, i rimpianti: "Ho vissuto fuori dall'Italia, libero di far correre il mio nome senza affiancarlo a nessun altro. Anche in Nazionale. Mi guardo alle spalle e ne vado fiero. Di quel che ho realizzato, delle emozioni regalate alla gente, di come mi sono comportato. Ciò che era in mio potere, l'ho controllato. Poi purtroppo ci sono anche cose più grandi di noi. E quelle cose succedono. Ho subito otto interventi alle ginocchia: sono tanti. Ma il mio modo di affrontarli, recuperare e andare avanti fa parte di me almeno quanto i miei gol. Nella vita ogni ostacolo aiuta a crescere. È così che si trova la serenità".