Un protocollo avviato fin dal post lockdown che sta proseguendo anche in questo inizio di stagione per garantire ai giocatori un ambiente sicuro
Quattrocentonovantuno partite, 41.513 test anti-Covid. La Uefa rende pubblici i dati del calcio post lockdown tra la fine della scorsa stagione e i primi mesi dell'annata 2020/21, spiegando il protocollo sanitario adottato per evitare il diffondersi dell'epidemia tra i calciatori. Nel video documentario intitolato "The bubble" vengono raccontate tutte le fasi della prevenzione, adottate con buoni risultati fin dalla Final eight di Champions League dello scorso agosto.
Il ritorno in campo è stato organizzato tenendo conto delle giurisdizioni dei vari Paesi, nonché i dati dei protocolli interni delle singole federazioni. Non solo i calciatori e lo staff tecnico delle squadre, ma tutti i dipendenti dell'Uefa vengono costantemente monitorati, un'impresa definita dalla stessa organizzazione "senza precedenti nello sport mondiale". Da quando il calcio è ripartito sono già state disputate quasi 500 partite a livello continentale con l'obiettivo di garantire il corretto svolgimento dell'evento sportivo.
Il prossimo passo riguarda una lenta reintroduzione dei tifosi allo stadio, così come si è cominciato a vedere a partire dalla finale di Supercoppa Europea. Solo alcune settimane fa il comitato esecutivo annunciava la volontà a riempire le tribune fino al 30% della capienza, ma tali disposizioni dell'organo internazionale devono sempre fare i conti con le restrizioni locali.
Le immagini dei 5000 tifosi del Rennes ammassati in curva hanno destato parecchio scalpore, mentre a Kiev la Juventus è scesa in campo davanti a 14.000 spettatori, il tutto nel pieno rispetto delle norme e del distanziamento. Un chiaro esempio di come sull'affluenza del pubblico non esista ancora un'intesa comune tra la Uefa e tutte le federazioni nazionali.