Interviene anche il medico Antonini: "Non ho un rapporto di dipendenza con la Lazio, come posso essere licenziato?"
Juan Bernabè © italyphotopress
Non accenna a chiudersi il caso di Juan Bernabè, l'ormai ex falconiere della Lazio allontanato dal presidente Claudio Lotito dopo la diffusione delle immagini post operazione di protesi peniena. Lo spagnolo, che vive nel centro sportivo biancoceleste, è chiuso nella propria stanza - come emerge da Formello -, non si dà pace e, in attesa di completare il decorso post operatorio, ha chiesto scusa su Instagram al presidente Lotito che però non è disposto a prendere in considerazione, come dimostra il suo intervento radiofonico.
"Voglio chiedere scusa, sono davvero pentito e addolorato nei confronti del popolo italiano. Soprattutto, per i genitori dei minorenni. Chiedo scusa alla tifoseria della Lazio, alla società, al presidente della Lazio e alla dottoressa Cristina Mezzaroma, sua moglie. Chiedo scusa al presidente perché rappresenta la Lazio, ma non alla sua persona: spero che quando parlerà con me possa tenere in considerazione che ai bambini Olympia piace tanto, perché Olympia è il simbolo della Lazio. Ho due figli da crescere e quello che stanno dicendo su di me è fuori contesto".
"Voi non potete immaginare quello che ho visto con Olympia. Ho visto un ragazzo con la leucemia cercare di saltare per accarezzare l’aquila, ho visto bambini piangere e tante belle parole che mi hanno detto, così a volte è impossibile contenere le lacrime. E per non dare l’immagine di un uomo debole, ho sempre tenuto gli occhiali da sole. Con gli occhiali da sole incontro la pace".
"C'è un provvedimento preso dal collegio del codice etico che obbliga a intervenire immediatamente. Il falconiere non doveva fare queste cose anche perché è uno che va nelle scuole dove ci sono bambini di 9-10 anni. Se fai il falconiere e porti l'aquila, non vai a dire in giro che devi eiaculare due volte al giorno. Altrimenti non fai il rappresentante della Lazio ma del casino": così Lotito a La Zanzara.
"Questo ha fatto un danno, la Lazio è una società quotata in Borsa e io sono un socio di maggioranza - dice ancora Lotito -, ma ci sono una serie di organismi preposti al controllo. Se facessi una violazione delle norme sportive non ci sarebbe perdono". Poi il presidente della Lazio attacca il medico Gabriele Antonini che ha impiantato la protesi a Bernabé: "È responsabile, secondo me gli ha fatto pure l'operazione gratis per farsi pubblicità. Io risarcire lui? Semmai il contrario. Mi dicono che sono arrivate una marea di richieste di fare quella stessa operazione, questa è la Lazio mica stiamo a parlà de Cicciolina! Sono 20 anni che cerco di sdoganare una serie di situazioni di carattere politico, calcio didascalico e moralizzatore".
Una battuta anche sul 'credo' fascista di Bernabé ribadito dal diretto interessato: "meglio un pisello che un saluto romano? Questo lo dite voi, a casa mia non funziona così". Quanto al perdono, per Lotito "ci sono delle regole e devono valere per tutti a partire dal sottoscritto. Nella vita se fai il falconiere ti devi dedicare all'aquila e non fare l'attore in giro. Si troverà un altro posto dove stare, ognuno risponde delle proprie azioni. Non sono io che posso decidere. La curva ha fatto un comunicato pesantissimo, quei tifosi sono anche genitori. Se non ha capacità di intendere e volere allora deve essere internato. Non è un caso fortuito, è voluto e aggravato dalle interviste".
"Bernabé non è un dipendente - conclude Lotito - ma un fornitore, in qualche occasione passata sono stato indulgente ma non avevo avuto intimazioni da parte degli organismi preposti. In questo caso mi hanno comunicato in modo inequivocabile quello che avrei dovuto fare nei suoi confronti e così ho fatto".
Sulla 'saga' è intervenuto anche Gabriele Antonini, il medico che ha effettuato l'intervento per il quale l'ex falconiere biancoceleste è stato sollevato dall'incarico: attraverso una nota ha sottolineato di non aver "alcun rapporto di dipendenza con la Lazio e quindi mi risulta incomprensibile come io possa essere licenziato. Il mio ruolo è quello di consulente ed ho sempre operato con la massima disponibilità e professionalità, trattando numerosi casi relativi ai pazienti appartenenti alle maestranze, al personale di Formello, ai calciatori della prima squadra e della primavera e ai dirigenti. Tutto ciò è avvenuto sempre ed esclusivamente senza alcun obbligo contrattuale o economico con la società. Per tale ragione mi aspetto una lettera di scuse da parte della società sportiva Lazio della quale mi vanto di essere tifoso e un ripristino immediato della nostra collaborazione".