Gli ultrà biancocelesti non andranno al Dall'Ara dopo il caso delle immagini di Anna Frank. Lotito: "Non si può criminalizzare una comunità di centinaia di migliaia di persone per dieci persone"
Dopo i gravi fatti avvenuti domenica nella Curva Sud dell'Olimpico, dove alcuni tifosi della Lazio - oltre a essersi resi protagonisti di scritte antisemite - hanno lasciato diversi adesivi con l'immagine di Anna Frank con la maglia della Roma, gli Irriducibili biancocelesti hanno deciso di rinunciare alla trasferta di Bologna: "Per non essere complici del 'teatro mediatico' delle ultime ore".
Questo il comunicato con cui il gruppo ultrà ha reso nota la decisione: "Gli Irriducibili Lazio si vedono costretti a rinunciare alla trasferta di Bologna per non essere complici di questo teatro mediatico' delle ultime ore. Il nostro usuale modo di tifare, oggi, potrebbe esser mal interpretato da chi vuole danneggiare ulteriormente la Lazio e I suoi tifosi. In un momento cosi particolare invitiamo tutti I tifosi della Lazio a cercare di non prestare il fianco ad ulteriori strumentalizzazioni, ricordando che per noi il bene della Lazio è assoluto e primario".
"Penso che chi ha fatto quel gesto vada condannato e radiato dagli stadi. Però non va strumentalizzata questa cosa, non è giusta indicare la tifoseria della Lazio come la pecora nera". Così il ds biancoceleste, Igli Tare, a Premium Sport commenta le ultime vicende che hanno visto coinvolto il tifo biancazzurro. "Dobbiamo analizzare nel giusto modo gli eventi accaduti. Va condannato il gesto assolutamente e noi siamo una società che da anni è un esempio contro il razzismo. Purtroppo questa cosa ci ha coinvolta ancora", aggiunge Tare secondo "non penso che questa vicenda passi così senza lasciare traccia. E' stato un episodio molto negativo. Però conta il campo e dobbiamo continuare come stiamo facendo".
Prima cori da stadio, poi la "Società de li magnaccioni", in mezzo i cento tifosi della Lazio in attesa di entrare nel settore ospiti dello stadio Dall'Ara di Bologna (intitolata all'ex allenatore del Bologna Arpad Weisz, scomparso ad Auschwitz) hanno intonato anche il canto fascista "Me ne frego. Diverse le braccia tese nel saluto romano durante il coro.
"Il gruppo 'Irriducibili' ultras della Lazio ha deciso di stare a casa questa sera. Di non venire alla Stadio. Bologna città medaglia d'oro della resistenza ringrazia. Ovviamente non loro ma l'opinione pubblica che si è mobilitata." Così sulla propria pagina Facebook l'assessore allo sport del Comune di Bologna, Matteo Lepore, ha commentato la decisione del gruppo di tifosi laziali che ha annunciato che questa sera non seguirà la squadra nella partita al Dall'Ara contro il Bologna "per non essere complici del 'teatro mediatico' delle ultime ore", seguito ai fotomontaggi su Anna Frank.
Nel frattempo il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è tornato sulla decisione di concedere agli abbonati della Curva Nord, chiusa per squalifica contro il Cagliari, i biglietti della Curva Sud a 1 euro: "Lo rifarei perché la mia è stata una battaglia contro il razzismo, non una battaglia per accontentare la curva - ha detto a 24Mattino su Radio 24 -. Qui non c'è stato nessun aggiramento della norma. E' giusto che su 12 mila persone, per colpa di cento persone, si chiuda la curva e chi ha pagato l'abbonamento non può andare allo stadio? Magari lei ha fatto i sacrifici, ha rinunciato a comprare un paio di scarpe ai suoi figli per comprare l'abbonamento. È giusto? Io dico che non e' giusto. Bisognerebbe chiudere i comparti dove accadono le cose, le responsabilitò sono dirette delle persone, non si può criminalizzare tutta la comunità".
Lotito ha poi spiegato che i biglietti a un euro "non erano un escamotage per farli entrare. Noi abbiamo detto chi è contro il razzismo sceglie di andare in curva sud e sceglie con la propria presenza di fare una battaglia contro il razzismo. Io ho chiesto alle forze dell'ordine di verificare chi e' il responsabile effettivo di questa azione, ci sono le telecamere, possiamo vedere chi li ha stampati i volantini. Non si può criminalizzare una società e una comunità di centinaia di migliaia di persone per dieci persone, alcuni anche adolescenti che non sanno neanche quello che fanno. È vergognoso".