Juan Bernabé torna sul suo allontanamento dal club: "Sono un martire, per 7 mesi non sono stato pagato"
Il caso dell'ormai ex falconiere della Lazio non accenna a chiudersi e potrebbe addirittura finire in tribunale. A dichiararlo è proprio Juan Bernabè, che intervenuto in una radio romana ha attaccato duramente il presidente del club biancoceleste, Claudio Lotito, che ha deciso di interrompere il suo contratto dopo che lo spagnolo aveva condiviso sui social foto e video dell'intervento per la protesi peniena a cui si è sottoposto: "Ho sempre rispettato il presidente, ma quello che ha fatto nei miei confronti è inammissibile - ha detto - Sarà la legge italiana a risolvere la situazione, sicuramente lo denuncerò".
"Io sto bene, anche se potrei stare meglio - ha raccontato Bernabé a Radiosei, un'emittente locale molto seguita dai tifosi laziali - Comunque sono una persona forte, con una mentalità che mi permette di affrontare la vita con tutto ciò che ha da offrire. Non c'è possibilità di rivedere Olympia all'Olimpico, vista l’etica mostrata dalla Lazio e in particolare dal presidente Lotito. La Lazio è una famiglia gigante, ma il presidente Lotito ha approfittato della situazione per cacciarmi via dal club. Il rapporto tra me e il presidente Lotito non è stato mai idilliaco: sicuramente ha fatto cose molto importanti per il club, ma la sua metodologia di lavoro non è mai stata corretta, anche nei miei confronti. Si è sempre comportato in maniera ingrata nei confronti dei suoi dipendenti, anche con i calciatori. Ho visto diversi giocatori piangere per il modo in cui venivano trattati. Per sette mesi all'inizio del mio rapporto col club non sono stato pagato, mi sono sacrificato anche economicamente per la Lazio. Sono io che ho avuto l’idea di portare l’aquila alla Lazio: durante il nostro primo incontro il presidente Lotito russava sulla sedia, mancandomi di rispetto.
"Lotito gioca con i sentimenti delle persone - ha aggiunto - durante il periodo del Covid non sono stato pagato. Il presidente si comporta in questo modo con tutti quanti. Lotito è una persona furba, non è né intelligente né bravo. La situazione ormai è irreversibile, non mi voglio avvicinare al presidente né tantomeno lavorare con lui. Dopo l’operazione voleva cacciarmi via, come se fossi un delinquente. Ha mandato uomini della Digos nella mia stanza di Formello appena uscito dall’intervento. Sono stato trattato come un criminale. Io non me ne voglio andare da Formello, resterò fino a quando la legge me lo permette: non ho paura di nessuno. Lotito non può essere il presidente della Lazio, visto tutto quello che fa. Denunce? Non mi interessa, io sono un martire della Lazio. Ho sempre rispettato il presidente, ma quello che ha fatto nei miei confronti è inammissibile. Porterò delle prove che supporteranno tutto quello che sto dicendo".