Il numero uno della Lazio lancia pesanti accuse: "Tante squadre che oggi partecipano alla Serie A non avrebbero i requisiti per iscriversi al campionato"
Lotito show. Il presidente della Lazio ha parlato all'università Luiss di Roma nel contesto di un incontro con gli studenti del corso da team manager lanciando frecciatine e regalando spunti interessanti.
Lotito davanti alla platea di futuri team manager batte sul tasto della sostenibilità economica, un suo cavallo di battaglia, senza risparmiare colpi ad alcune proprietà di Serie A: “Tutte queste società con fondi esteri spendono e spandono, tanto poi alla fine paga sempre pantalone", accusa il presidente biancoceleste. Che poi dice di "non voler fare polemiche", ma l'affermazione seguente è di quelle che pesano: "Tante squadre che oggi partecipano alla Serie A non avrebbero i requisiti per iscriversi al campionato. Come fai però a eliminare certe squadre blasonate? Ci vorrebbe il coraggio, ma non tutti ce l’hanno". Poi il numero uno laziale entra nel dettaglio di quelle che, a sua detta, sono storture del sistema a livello economico: "Se hai un bilancio dove utilizzi la cassa per patrimonializzare le strutture, ti si abbassa l’indice di liquidità. Così obblighi le società a ripianare con soldi propri, nonostante siano società sane perché investono nelle strutture. Dall’altra parte, invece, le società tramite bond ripianano i bilanci, non investono nelle strutture e sono tecnicamente delle società fallite con debiti da 600-700, eppure vincono i campionati. Se metti dei parametri, devono valere per tutti, senza scappatoie".
Parametri che, secondo il presidente, per essere rispettati, andrebbero supportati da una riforma di sistema: "La politica sportiva si nasconde dietro la politica, bisogna avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Il calcio ha bisogno di riforme sostanziali, va riportato coi piedi per terra con persone coraggiose e che hanno merito. Se snaturiamo il calcio dal merito, è finito tutto. Gli obiettivi si possono raggiungere se creiamo tutti insieme le condizioni trasparenti. I fondi devono avere la trasparenza di dimostrare da dove arrivano quei soldi".
Il presidente ha parlato anche della situazione della squadra e, più in particolare di quella di Marco Baroni. Il tecnico, dopo una stagione di alto livello, è stato contestato da parte della tifoseria dopo il pesante 5-0 incassato a Bologna, tanto che a Roma è addirittura iniziato a circolare qualche nome di possibili sostituti. Un 'eventualità che al momento Lotito sembra scongiurare: "Ho parlato con Baroni e con la squadra, ho detto loro che può capitare di cadere, ma l'importante è avere la volontà e la forza di rialzarsi perché la Lazio ha tutto ciò che serve per fare bene. Sta a loro ricreare quel clima di fiducia in sé stessi e quello spirito di gruppo fatto di determinazione, umiltà e voglia di raggiungere insieme l'obiettivo. Che rimane quello di fare il meglio possibile".
Poi Lotito parla della sua storia alla guida della Lazio, tra passato e futuro, e come la cultura del club sia cambiata sotto la sua presidenza: "Non sono un presidente osannato, eppure sono il più longevo e, come ho detto, lascerò la società a mio figlio. Io voglio preservare, mantenere e tramandare questa società. Le società che sono fallite sono diventate altre società, non sono le stesse del passato. La squadra, prima che arrivassi io, era un po’ garibaldina, con grande profilo sportivo ma poco regimentata. Hanno vinto tanto, forse anche poco per quello che potevano. Quando dissi che servivano i presidenti, intendevo persone che amano con razionalità il calcio. Il tifoso è appassionato, ma ragiona col cuore e non con la testa. Il presidente deve ragionare con la testa prima che col cuore".
Lotito ha usato toni durissimi anche per parlare di altri temi di grande attualità come le squadre under23 e il calcio femminile: "Oggi tutti parlano di seconde squadre per valorizzare i giovani e portarli nella prima squadra. Questo ha senso da un punto di vista sportivo, ma non economico, sono una follia. Così come aver portato il calcio femminile nel professionismo perché non ci sono ricavi. Io pago oltre sei milioni all'anno per far divertire la gente".
Infine un pensiero sul VAR che doveva essere concepito come "fattore terzo che esamina, io sono a favore della pubblicazione delle comunicazione tra arbitro e VAR. Così come al VAR a chiamata, ma il giudice deve essere esterno al sistema. Se la giustizia è interna come può essere credibile? È come se io andassi in tribunale e nominassi il giudice, così si può pensare male".