Anche il recupero influenzato dall'impatto dei tifosi. Macro-decisioni invece sostanzialmente invariate
© getty
Uno studio condotto dall’Università di Reading in collaborazione con la Otto Beishem School of Managment di Dusseldorf ha verificato l’impatto dell’ambiente e del tifo sulle prestazioni di giocatori e arbitri. Del significativo ridimensionamento del fattore campo, confermato dai risultati della Bundesliga, abbiamo già parlato la scorsa settimana, soffermiamoci ora sui dati riguardanti gli arbitri. Nel passaggio dallo stadio pieno a quello a porte chiuse, nelle 103 gare senza pubblico disputate in Italia (serie A, B e C) dal 2002/2003 a oggi non risultano significative variazioni nelle macro-decisioni (rigori ed espulsioni), ma si riscontra un calo rilevante dei cartellini gialli a carico dei giocatori ospiti: da 2,40 a gara a 2.
“Le proteste e il boato del pubblico a sottolineare un intervento falloso sul giocatore di casa – sostiene Graziano Cesari - potrebbero cambiare nell’arbitro la percezione della gravità del fallo, qualora il direttore di gara non fosse dotato di grande personalità”.
Il designatore Rizzoli non esclude totalmente un meccanismo di questo tipo, ma ritiene che la pressione del pubblico incida soprattutto sul comportamento dei calciatori: “Il pubblico viene definito l’uomo in più non per caso. Sicuramente influsice sulla tensione dei giocatori, che possono diventare più nervosi e quindi più fallosi”.
Emerge poi un altro dato curioso: anche il recupero concesso a fine gara sembra risentire del fattore ambientale, tanto che se la squadra di casa si trova in difficoltà al 90', con i tifosi sugli spalti il recupero è di solito più sostanzioso. Secondo lo studio, nel caso sia sotto di un gol al 90’, con il pubblico ottiene un recupero medio di circa 4 minuti e mezzo (4'26"), che a porte chiuse scende a 4'. Se il risultato è di parità, si passa da 4’17” a 3’36”.