Protagonisti, curiosità, numeri della 12esima giornata di Serie A
di Matteo Dotto
La domenica delle sfide al vertice finisce… 1-1. Rallenta il Napoli in casa contro il Verona, non ne sa approfittare il Milan nel derby casalingo con l’Inter e al contempo i nerazzurri non riescono ad accorciare dalla vetta rimanendo a -7. Là in alto l’unica a sorridere è la Lazio, oltre alle vincitrici del sabato: l’Atalanta che consolida il suo quarto posto e la Juventus che si mantiene in scia, a -4 dalla zona Champions.
TOP – A bocca asciutta Ibra (bravo in fase difensiva e pericoloso in avanti solo negli ultimi 20 minuti) e Dzeko (prova francamente impalpabile), a nostro avviso il migliore in campo aveva la maglia… gialla: Daniele Doveri, classe 1977, preciso, autorevole ma non autoritario, bravissimo sia nella gestione tecnica che in quella disciplinare.
CRISIS – Con la s finale, come si scriverebbe in Argentina. Pesa l’errore dal dischetto di Lautaro Martinez (peraltro altruista nel cedere, lui rigorista titolare, la prima battuta a Calhanoglu). Il 10 argentino nerazzurro porta a sette le partite all’asciutto per un totale di 445 minuti a secco. Il suo ultimo centro risale al 2 ottobre, stadio Mapei di Reggio Emilia, gol-vittoria nel 2-1 interista sul Sassuolo.
TABU’ – Tutti favorevoli all’Inter i numeri storici della stracittadina. Su 229 in totale, i nerazzurri ne hanno vinti 84 contro i 77 del Milan e 68 pareggi. A livello di Serie A siamo invece 67 a 52 per l’Inter con 56 pareggi. Nello specifico, i rossoneri hanno conquistato solo uno degli ultimi 11 derby di campionato, con 6 successi interisti e 4 pari.
DOPPIA SINDROME – Gli scontri diretti non sorridono all’Inter che finora non è riuscita a vincerne alcuno: pareggi con Atalanta, Juventus e Milan, sconfitta all’Olimpico contro la Lazio. Per di più la squadra di Simone Inzaghi continua a perdere punti da posizione di vantaggio: i due lasciati al Milan portano il totale a quota 11…
MALOCCHIO – L’1-1 del Maradona, con il gol di quel Cholito Simeone che tre anni e mezzo fa - vestito di viola - con la sua tripletta tolse in pratica uno scudetto al Napoli e con il paletto colpito nel finale da Mertens su punizione, conferma il ruolo di bestia nera del Verona nei confronti degli azzurri partenopei. Oltre all’1-1 della scorsa primavera (che negò l’ingresso in Champions alla squadra di Gattuso proprio all’ultima giornata) ci sono tanti altri precedenti negativi. Il 16 settembre ’84 Diego Armando Maradona debuttava nel campionato italiano al Bentegodi: vittoria Verona 3-1 (gol nell’ordine di Briegel, Galderisi, Daniel Bertoni per il Napoli e Di Gennaro) e alla fine del torneo squadra di Bagnoli (che al ritorno pareggiò 0-0 al San Paolo) campione d’Italia. Nell’anno del primo storico scudetto napoletano, stagione 1986-87, 0-0 al San Paolo e tracollo napoletano a Verona nel ritorno (3-0: reti di Pacione, Renica nella propria porta, Elkjaer). E nel campionato successivo, quello vinto in volata dal Milan, fu probabilmente fatale al Napoli il pareggio per 1-1 al Bentegodi, con Galia a pareggiare la rete azzurra di Maradona: il vantaggio sul Milan si ridusse a un solo punto e la domenica dopo, al San Paolo, la squadra di Sacchi vinse 3-2 ipotecando così il titolo a due giornate dalla fine.
RIVELAZIONE – Ha gli stessi punti della Juventus. Ha gli stessi punti delle due genovesi messe assieme. Ed è in largo credito con la fortuna: il Bologna infatti, in zona Champions con 18 punti, meriterebbe infatti di essere almeno a quota 22, calcolando i 4 punti persi in casa contro il Genoa e a Udine nelle battute finali anche a causa (soprattutto in Friuli) di assurde decisioni arbitrali. Insomma, se pensiamo che pochi giorni fa dopo il tracollo di San Siro (quel 6-1 contro l’Inter che grida ancora vendetta ma che ci può stare alla voce “partita cannata in pieno”) c’era qualcuno che chiedeva la testa di Mihajlovic… Questa è la miglior partenza del tecnico serbo alla guida del Bologna: l’anno scorso di questi tempi di punti ne aveva 13, due stagioni fa 12. E il dichiarato obiettivo di stare dalla parte sinistra della classifica sembra davvero il minimo, visto le potenzialità di Arnautovic e compagni.
LANTERNA SPENTA – Delle liguri nel weekend della 12esima giornata sorride solo lo Spezia di Thiago Motta. L’italobrasiliano blinda la panchina dopo l’1-0 al Toro, Ballardini la panchina l’ha persa nonostante il 2-2 di Empoli acciuffato in pieno recupero (ma il Genoa in questa stagione sta giocando davvero malissimo…): vedremo se la premiata coppia italo-ucraina Shevchenko-Tassotti sarà capace di risollevare le sorti rossoblù. Sull’altra sponda del Bisagno, D’Aversa è a rischio esonero dopo l’1-2 con il Bologna e Beppe Iachini è pronto a vestire di nuovo la tuta blucerchiata esattamente dieci anni dopo la sua unica stagione al Doria: il 13 novembre 2011, dopo la sconfitta interna con il Vicenza, venne licenziato Atzori e il giorno dopo fu ufficializzato l’ingaggio di Iac. Il tecnico ascolano riuscì nell’impresa di rivitalizzare una squadra moribonda (22 punti in 15 partite ma con un parziale di 5 nelle ultime 5 gare) e di riportarla in A con la vittoriosa finale playoff contro il Varese di Sannino.
FLOP – Un ex allenatore doriano se la sta passando malissimo a Cagliari. Trattasi di Walter Mazzarri che a Cagliari sta vivendo la sua peggior stagione in quanto a risultati. In 9 partite alla guida dei sardi ha conquistato solo 5 punti sui 27 a disposizione (media 0,55 a gara). Nonostante alcune ottime individualità (Cragno è nel giro della Nazionale; Caceres, Godin, Nandez – uno dei migliori centrocampisti della Serie A – e Pereiro sono pilastri dell’Uruguay; Marin è titolare nella Romania; Keita Balde un talento ricco di esperienza; Strootman un signor regista; Joao Pedro un affidabile goleador) la qualità del gioco imbarazza. Delle nove gare guidate dalla panchina dal tecnico livornese soltanto una, la prima (2-2 all’Olimpico contro la Lazio), è stata superiore alla sufficienza. Le altre, e soprattutto le ultime quattro perse consecutivamente, sono state un vero disastro. Nonostante nelle interviste post partita Mazzarri pensi di meritare sempre… di vincere. Andasse il calcio sulla stessa lunghezza d’onda del pensiero mazzarriano, il Cagliari sarebbe in zona scudetto...