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Temi, spunti e curiosità della 27.a giornata di Serie A
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Una maglia assurda per una sconfitta che fa precipitare il Milan al nono posto in classifica, a -17 dall’Inter capolista, a un potenziale -11 dalla zona Champions e a -6 dall’ultimo posto per l’Europa (salvo la conquista della Coppa Italia). L’abito non fa il monaco ma di certo la scelta cromatica per la sfida con la Lazio è risultata più che discutibile. I rossoneri (almeno una volta si chiamavano così…) si sono presentati a San Siro con una divisa che faceva un po’ Portogallo (rosso e verde) e un po’ Belgio (con il colletto giallo-nero). Se già il feeling con il popolo milanista era ai minimi termini, l’abiura dei colori sociali non aiuta certo a ricomporre la frattura. E neanche porta fortuna… Terza sconfitta consecutiva per la banda Conceiçao, Lazio che sorpassa la Juve in attesa del recupero di questa sera contro il Verona.
ANNO D’ORO – Il 2025 è giallorosso. In 9 partite giocate nel nuovo anno, la Roma di Ranieri ha conquistato la bellezza di 23 punti con 7 vittorie e 2 pareggi. Una serie cominciata il 5 gennaio con il 2-0 alla Lazio nel derby con una striscia aperta – a parte le 9 gare senza sconfitte, in realtà 11 considerando le ultime due del 2024 - di 4 vittorie consecutive. L’ultimo ko la Roma lo ha rimediato il 15 dicembre proprio a Como subendo nel recupero le reti di Gabrielloni e Nico Paz. Ieri la vendetta sportiva, per un successo anche un po’ fortunoso che proietta i giallorossi in zona Europa. Nel nuovo anno la Roma ha fatto ben 7 punti in più del Napoli e 5 in più dell’Inter (che di partite ne ha giocate 10 invece di 9 calcolando il recupero di Fiorentina-Inter).
TARANTOLATI – Urlano, saltano come ossessi, si sbracciano come tarantolati dando indicazioni ben oltre l’area tecnica a loro riservata, ignari (forse) che i giocatori – presi dalla trance agonistica e storditi dai cori del pubblico - neppure li guardano e neppure li ascoltano. Antonio Conte e Simone Inzaghi hanno dato sabato spettacolo nel (poco) spettacolo della grande sfida scudetto del Maradona. Sono tra i migliori allenatori del calcio italiano ma francamente capiamo poco le loro performances durante i 90 minuti. Diciamo che un certo Carletto Ancelotti ha vinto di tutto e di più limitandosi a… guardare la partita dalla panchina masticando i suoi mitici chewing gum. Così come Lippi guidava alla vittoria Juventus e Nazionale in tutta tranquillità dando magari qualche tiro di sigaro quando ancora era consentito fumare in campo. Come dire, non è che più urli e più vinci… Pensiamo anche alla competenza e alla compostezza – in campo e fuori - di due dei più grandi tecnici del passato, Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson. Che hanno conquistato scudetti lanciando e forgiando generazioni di campioni senza saltellare come scimmie davanti alla panchina.
BOCCIATO – Stanislav Lobotka dietro la lavagna. Non certo per la sua prova in Napoli-Inter (è stato anzi il migliore in campo), ma per un’insufficienza pesante… in italiano. Il regista slovacco è arrivato a Napoli nel gennaio 2020, poco prima che il Covid devastasse il mondo. Ebbene, sabato sera nel post partita di Dazn ai microfoni era quasi imbarazzante. Complimenti per il suo inglese, certo non per l’italiano. Assolutamente inconcepibile che dopo cinque anni non spiccichi una parola d’italiano. Eppure viene anche dall’Est, dove hanno una certa predisposizione per le lingue. Ricordiamo ad esempio Zibì Boniek. Il campione polacco che arrivò alla Juventus nell’estate del 1982 dopo poche settimane parlava la lingua di Dante meglio di tanti italiani…