Tre mesi di inibizione per Di Nunno, che aveva protestato per un calcio di rigore concesso al Pordenone
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Pesanti provvedimenti del giudice sportivo di Serie C contro il Lecco, e in particolare i suoi dirigenti, dopo le proteste per il rigore assegnato sabato, nei minuti finali del match casalingo contro il Pordenone (perso 1-0), alla squadra friulana. In particolare, il patron bluceleste, Leonardo di Nunno, entrato in campo a partita in corso per protestare contro l’arbitro, appoggiandosi a un bastone per camminare, e poi una volta espulso uscito con la carrozzina a motore, è stato inibito fino alla metà di agosto.
Di Nunno non aveva esitato a definire assurdo e inesistente il rigore. "Inibizione a svolgere ogni attività in seno alla Figc a ricoprire cariche federali e a rappresentare la società nell'ambito federale a tutto il 14 agosto 2023". Il giudice di Lega Pro lo ha squalificato, testualmente per avere, al 43' del secondo tempo, tenuto un "comportamento irriguardoso nei confronti dell'arbitro in quanto entrava sul terreno di gioco, roteava in aria il suo bastone, e rivolgeva frasi irriguardose nei suoi confronti".
E ancora, "per avere, al termine della gara, atteso l'arbitro davanti alla porta degli spogliatoi e reiterato tale condotta, pronunciando nei suoi confronti frasi irriguardose per contestare il suo operato e, avvicinatosi allo stesso, afferrando con la mano il suo braccio sinistro all'altezza dell'avambraccio senza causargli dolore".
Infine "per avere, al termine della gara, al rientro della squadra ospite, nel corridoio antistante gli spogliatoi, colpito con una manata al petto il calciatore del Pordenone, Pirrello Roberto, senza conseguenze". Squalifica di due mesi anche per un altro dirigente, Angelo Maiolo, e multa di 1.500 euro al Lecco, oltre a una gara di squalifica e mille euro di multa a uno dei tecnici, Andrea Malgrati.
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