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L'INTERVISTA

Lentini e l'incidente: "Quella sera sarò andato al massimo a 120 km/h"

"La mia auto faceva i 300 km/h, anche andare a 100 era piano in un'autostrada vuota"

13 Feb 2025 - 16:46
 © ansa

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A quasi 32 anni dalla notte tra il 2 e il 3 agosto del 1993 Gigi Lentini è tornato a parlare dell'incidente in cui rischiò di perdere la vita e che condizionò pesantemente il resto della sua carriera. "La mia macchina faceva i 300 km/h, anche andare a 100 all'ora era piano in un'autostrada vuota - ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera -. Sarò andato al massimo a 120. Ma quella velocità ha fatto sì che il ruotino si riscaldasse e scoppiasse".

"È stata una sera di sfortunate coincidenze, una di quelle che ti porta a pensare 'se qualcosa deve succedere, succede' - ha proseguito l'ex ala attualmente impegnata come osservatore del Monza -. Eravamo a giocare a Genova in amichevole. Siamo andati in pullman, la mia macchina era a Milanello. Il giorno dopo avevamo il giorno libero, non sarei stato a Milano. Ma per far sì che andassi via direttamente da Genova, qualcuno doveva portarmi la macchina e c'era bisogno che con lui ci fosse un'altra persona che lo riportasse indietro. Tutto un casino...". "Ho lasciato la chiave in portineria a Milanello, questa persona ha trovato chi lo riaccompagnava e quindi mi ha portato la macchina a Genova - ha continuato riavvolgendo il nastro dei ricordi -. Senza questo incastro, sarei tornato in pullman a Milanello e non sarebbe successo nulla". "Dopo la partita stavo andando verso Torino, in autostrada un camion ha perso dei i detriti, ci sono finito sopra e ho bucato una gomma - ha aggiunto proseguendo il racconto di quella sera -. A 500 metri c'era un Autogrill, mi sono fatto cambiare la ruota". "Mi hanno detto 'c'è il ruotino di scorta, vai più piano' - ha continuato -. Ma più piano quanto? Non lo sapevo. Ho scoperto dopo che il limite era 70 km/h. La mia auto faceva i 300 km/h. Sarò andato al massimo a 120. Ma quella velocità ha fatto sì che il ruotino si riscaldasse e scoppiasse. Da lì in avanti non ricordo più nulla".

Poi la ricostruzione prosegue con quello che è accaduto dopo lo schianto. "In ospedale c'erano mia madre e mio padre. Riconoscevo le persone, ma non riuscivo a formulare i pensieri - ha spiegato Lentini -. E mi dimenticavo tutto subito. Sono stato in pericolo di vita per 24/48 ore, non mi hanno operato". "Dopo l'incidente, Arrigo Sacchi, CT della Nazionale che credeva tanto in me, mi chiamava regolarmente per sapere come stessi - ha aggiunto -. Ma obiettivamente, anche se io non me ne rendevo conto, non ero in grado ancora di affrontare quel tipo di partite". "Ho picchiato la testa, mi si sono rallentati i riflessi, ho dovuto ricominciare da zero - ha proseguito entrando nei dettagli -. Ma quando subisci incidenti così, è difficile rendersi conto di quello che ti succede: dimentichi quello che hai visto pochi secondi prima, ma pensi sia normale". "Peccato perché è successo nel momento migliore della carriera: ero all'apice dal punto di vista fisico, psicologico e di esperienze - ha concluso Lentini -. Avevo 24 anni, dunque ero giovane ma non acerbo".

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