Viene dalla campagna danese, si è formato nel Brondby e può giocare in tutti i ruolo dell'attacco
di Enzo Palladini© Getty Images
A calcio giocava già quando aveva tre anni e poco dopo il destino gli ha riservato l'incontro con un allenatore. Jesper Graenge Lindstrom detto “Jobbe” è il più classico dei predestinati, anche se per arrivare al grande calcio ci ha dovuto mettere del suo. A 23 anni ha già alle spalle vent’anni di calcio, un Mondiale disputato, un premio come miglior debuttante, stagione 2021-22 in Bundesliga. Ora è pronto per il Napoli.
Tanto per cominciare a parlare di Lindstrom occorre una precisazione sul suo modo di giocare. Sarebbe riduttivo descriverlo come un attaccante esterno sinistro allo stato puro, altrimenti rischierebbe di giocare pochissimo ritrovandosi davanti un certo Kvaratskhelia. “Jobbe” è nato come trequartista, ruolo che può svolgere ancora con ottimo profitto, così come può essere schierato tranquillamente come attaccante esterno a destra, essendo un destro naturale. Non solo un’alternativa ai titolarissimi della passata stagione, ma anche un’ottima possibilità di variare l’assetto tattico della squadra se Rudi Garcia vorrà utilizzare il 4-2-3-1 o il 4-3-1-2 al posto del collaudato 4-3-3 di spallettiana concretezza.
Fin qui il presente e il futuro. Ma c’è un passato di Lindstrom che merita di essere raccontato. Le origini, innanzi tutto. È nato in una piccola città che si chiama Hoje-Taastrup, nella provincia di Taastrup. Tanto per capire meglio, siamo nell’isola della Zelanda, Danimarca dell’Est, per maggiore precisione nella regione di Hovedstaden. In particolare, Hoje-Taastrup è diventata una piccola città da pochi decenni, dopo che è stata costruita una stazione ferroviaria, sviluppandosi da un vecchio villaggio agricolo con casette basse e pittoresche, alle quali sono stati aggiunti palazzi residenziali che hanno accolto molti immigrati provenienti dal Vietnam e dal Paesi Arabi. Proprio con la maglia del Taastrup B.70, il piccolo Jesper ha iniziato a sgambettare sui campi di calcio, quando aveva tre anni (bisogna fidarsi delle biografie semiufficiali), anche se la sua carriera nella città natale non è durata moltissimo.
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Il matrimonio dei suoi genitori non durò molto. A sei anni, Jesper disse addio ai paesaggi agresti di Taastrup per trasferirsi a qualche decina di chilometri di distanza, a Brondby. Stessa regione, stessi ritmi di vita. La rivoluzione era solo familiare, perché nel frattempo la mamma aveva trovato un nuovo compagno, tra l’altro molto amico di Henrik From, un allenatore di categorie inferiori, padre del portiere Rasmus From, una buona carriera con la maglia dell’Aaarhus. Appena arrivato nella nuova città, il bambino venne iscritto a scuola e andò a giocare nel BSI, un club che si trovava a brevissima distanza dalla nuova casa. Ma dopo sei mesi la scuola che frequentava venne chiusa, così ci fu un cambio ulteriore. Scuola nuova ma anche squadra nuova, il Vallensbaek IF, scelta su consiglio di mister From, anche perché era adiacente alla scuola elementare.
Con tutto questo calcio respirato fin dalla prima infanzia, Lindstrom fece un provino per il Brondby, club prestigioso e sempre attentissimo alla formazione di giovani campioni. Provino passato a pieni voti con ammissione immediata nella academy. Piccolo particolare: mamma e patrigno sono da sempre tifosi proprio del Brondby. Nell’agosto del 2018, poco dopo avere raggiunto la maggiore età, Lindstrom ha firmato un contratto triennale, il primo da professionista, proprio con il Brondby, che l’ha fatto debuttare in prima squadra il 22 novembre dello stesso anno in Coppa di Danimarca contro il BK Marienlyst, partita vinta per 4-1 dalla sua squadra.
L’uomo della svolta nella carriera di Jesper Lindstrom si chiama Niels Fredriksen. Era lui il nuovo allenatore del Brondby per la stagione 2019-20. La sua lunga esperienza nei settori giovanili aveva sviluppato una notevole sensibilità per le promesse. Lindstrom era giustamente considerato tale, anche se a diciannove anni e mezzo aveva alle spalle solo quella presenza in Coppa. L’11 luglio del 2019 Fredriksen schierò Lindstrom per uno spezzone della partita di preliminari di Europa League contro i finlandesi dell’Inter Turku. Da lì in poi, una cavalcata quasi trionfale: il 28 luglio primo gol da professionista in campionato contro l’OB. Il 1° agosto, doppietta nei supplementari in Europa League contro il Lechia Danzica. E a questo punto era già nel mirino di altre squadre europee: i portoghesi del Braga l’avevano inserito nel loro database e stavano per fare un’offerta al Brondby. Offerta rifiutata. Poi ci fu il Covid con conseguente stop. Alla ripartenza, Lindstrom segnò il primo gol decisivo nell’1-0 contro il Sonderijyske. Il 3 luglio 2020, il ragazzo venne blindato con un nuovo contratto fino al 2023.
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Grande inizio quello della stagione 2020-21, con un gol fondamentale segnato contro i rivali del Copenaghen, vittoria per 2-1 alla seconda giornata. Da lì, una cavalcata trionfale per il Brondby fino alla fine della stagione, con varie elezioni di Lindstrom a “giocatore del mese” e un titolo danese vinto dopo sedici anni di astinenza. Per la verità, nelle ultime due partite dei playoff Lindstrom era squalificato, ma questo non cambia la sostanza: 29 presenze tra campionato e playoff, 10 gol segnati e 11 assist.
Nel frattempo Jesper era entrato con decisione nel mondo della Nazionali danesi. Prima 3 presenze nell’Under 19, poi la convocazione per l’Under 21 da parte del CT Albert Capella, con partecipazione all’Europeo del 2021. Nel novembre del 2020 arrivò la prima convocazione per la Nazionale maggiore. Il CT Kasper Hjulmand lo chiamò quasi per disperazione, a causa di moltissime defezioni per Covid, però lo fece esordire l’11 novembre nel secondo tempo di Danimarca-Svezia. Quello fu solo l’inizio, perché Lindstrom in seguito ha mantenuto il posto in Nazionale, arrivando a giocare il Mondiale del 2022 in Qatar, subentrando con la Tunisia, titolare contro Francia e Australia, prima di tornare a casa con poca gloria.
L’estate del 2021 fu quella del salto di qualità, con il passaggio all’Eintracht Francoforte per 7 milioni, contratto quinquennale. Preso come riserva, il 21 agosto convinse il suo allenatore Oliver Glasner a schierarlo come titolare nello 0-0 interno contro l’Augsburg. Per assistere al suo primo gol fu necessario attendere il 2 novembre, nel 2-0 contro il Friburgo. Nel mese di dicembre una serie di grandissime prestazioni e nel girone di ritorno era titolare. Insignito del titolo di “debuttante dell’anno” in Bundesliga, alla fine della stagione si portò a casa anche un altro titolo, l’Europa League vinta ai rigori contro i Glasgow Rangers ai rigori.
La scorsa stagione è storia recente, con il primo gol in Champions League sul campo dell’Olympique Marsiglia, primo gol segnato dall’Eintracht nella versione moderna della Champions League e anche prima vittoria per 1-0. Ma in quel periodo sulle sue tracce c’erano già gli osservatori del Napoli, scatenati dall’allora direttore sportivo Cristiano Giuntoli che l’aveva bollato come giocatore di interesse assoluto. È soprattutto grazie a lui se ora il ragazzo è pronto per vestire la maglia azzurra. Tra marzo e aprile del 2023 è rimasto fuori per un serio infortunio a seguito di uno scontro in allenamento con il compagno di squadra Hrvoje Smocic. Il 29 aprile è tornato in campo giusto per il finale di stagione, già con la prospettiva di cambiare aria in estate. Il 20 agosto ha giocato la sua ultima partita di Bundesliga in casa contro il Darmstadt, tanto per poter salutare la sua vecchia tifoseria con una vittoria e con tanto affetto, pari a quello ricevuto nelle sue due stagioni con la maglia rossonera.