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LA RICORRENZA

Lo scudetto sul petto compie 100 anni: fu un'idea di d'Annunzio

La storia del triangolino tricolore che compare sulle maglie delle squadre che vincono la Serie A

11 Feb 2020 - 11:05
 © archivio Marco Impiglia

© archivio Marco Impiglia

Il 2020 è l’anno degli Europei e delle Olimpiadi di Tokyo, tanto per citare due degli eventi sportivi più attesi. Ma non molti sanno che il 2020 è anche l’anno del centesimo compleanno del mitico triangolino tricolore che ogni anno fa sognare i tifosi di tutta Italia. È il 7 febbraio 1920 quando il Vate degli Italiani Gabriele d’Annunzio organizza a Fiume una partita di calcio tra fiumani e legionari per rinsaldare il legame tra le due fazioni in vista del futuro combattimento bellico per riunire Fiume all’Italia. L’incontro si disputa il pomeriggio di sabato 7 febbraio allo stadio di Cantrida che per l’occasione ospita sugli spalti l’Alto Comando, composto dal generale dei bersaglieri Ceccherini, l’ufficiale di ordinanza Gigino Battisti e da d’Annunzio che arriva alle 15:30 acclamato dalla folla,

All’ingresso in campo, però, a sorpresa i legionari indossano la classica camicia azzurra, ma senza lo scudo sabaudo biancorosso sul petto che campeggiava sulle divise delle nazionali italiane dell’epoca. Al suo posto, appare uno scudetto tricolore (bianco, rosso e verde) in foggia sannitico-antica, senza alcun fregio all’interno, che vuole rappresentare il repubblicanesimo. L’idea è di Gabriele d’Annunzio.

Solo lui, d’altronde, poteva intuire la potenza mediatica di una scelta del genere, un vero e proprio scacco alla casa dei Savoia. La novità è immortalata dal fotografo Luigi Repetto, inviato per Lo Sport Illustrato che documenta l’evento sportivo, seguìto calorosamente dagli abitanti della cittadina jugoslava, tanto che i giornali parlano addirittura di 25mila corone d’incasso. Le teste di ferro dannunziane perdono per uno a zero con gol dell’istriano Tomag, a segno alla mezzora del primo tempo su assist di Balassa.

Nelle cronache della partita, si racconta che prima dell’inizio della ripresa, d’Annunzio si avvicina al capitano dei fiumani per una della sue classiche battute di spirito. Il comandante rimase fin quasi alla fine della gara e si interessò vivamente alle fasi movimentate del gioco. Dopo il primo tempo, volle conoscere personalmente i due capitani, e si congratulò con essi. Al capitano dei fiumani, Goacci, disse con arguzia, alludendo ai colpi di testa dati al pallone "Voi siete veramente delle teste di ferro".

© archivio Marco Impiglia

© archivio Marco Impiglia

La partita riscuote un discreto successo, così qualche mese più tardi, domenica 9 maggio, d’Annunzio decide di organizzare un’altra partita, in occasione della premiazione allo stadio di Cantrida delle 10 squadre di calcio che hanno partecipato al campionato militare vinto da Il Battaglione, e dei podisti che hanno affrontato la Doppia Traversata di Fiume. La partita inizia alle ore 18 e per la seconda volta, i fiumani vincono per 2-1 sui legionari dannunziani. 

Bisogna, però, attendere 4 anni prima che la novità tricolore di quella Primavera dal profumo irredentista arrivi negli uffici della Federazione Italiana Giuoco Calcio. In un’assemblea straordinaria tenuta a Bologna nell’agosto 1924, la Figc delibera che proprio lo scudetto dannunziano, apparso a Fiume nel 1920, diventi il distintivo di cui si sarebbe insignita la squadra vincitrice del massimo campionato di calcio italiano. La delibera di Bologna viene confermata nelle due successive assemblee a Parma e Verona e poi inserita nello Statuto Federale.

Il 10 ottobre 1924 il Genoa, vincitore del campionato 1923-1924, mostra per la prima volta lo scudetto tricolore dannunziano sulle proprie maglie.  Lo scudo, però, è in foggia svizzera, cioè più appuntito all’estremità rispetto a quello coniato da d’Annunzio. Ma è una fugace apparizione perché già nel 1926 sulle maglie della Juventus Campione d’Italia appare uno scudetto tricolore modificato con l’inserimento del simbolo sabaudo al suo interno.

Nel 1931, poi, sotto la pressante discesa del Fascismo, lo scudetto di d’Annunzio scompare completamente dalle casacche dei campioni bianconeri, sostituito dallo scudo biancorosso sabaudo con il fascio littorio al suo fianco. La storia del mitico tricolore, però, non finisce qui perché dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la proclamazione della Repubblica lo scudetto dannunziano riappare, stavolta per restare. Luogo della rinascita, lo stadio “Franchi” di Firenze dove il 27 aprile 1947 gli azzurri del calcio guidati da Vittorio Pozzo disputano un’amichevole contro la Svizzera (risultato finale 5-2). Sulle maglie della Nazionale riappare esattamente il triangolino tricolore di Fiume, in foggia sannitico-antica, senza fregi all’interno e arrotondato nell’apice inferiore. 

Lo stesso che ancora oggi, resistendo alle logiche del marketing e del restyling, è cucito sulle divise di tutte le Nazionali Italiane e per il quale Juve, Inter e Lazio si daranno battaglia nel finale di questo campionato. Lo stesso che, nell’anno del centenario dalla sua genesi, accompagnerà l’Italia di Mancini all’Europeo itinerante e gli azzurri olimpici all’estate a cinque cerchi di Tokyo.

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