Il Presidente della Lazio parla della cattiva condotta sugli spalti e di come il pallone necessiti di nuove norme, anche di natura economica
Le società non possono essere condizionate e pagare per colpe altrui, ovvero per chi ha poco a che fare con il mondo del calcio a causa dei comportamenti che assume all'interno degli stadi. È questo il concetto principale nelle parole di Claudio Lotito, che vuole dei passi in avanti per quanto riguarda tutte le leggi che governano il mondo del pallone.
Il presidente della Lazio ha dichiarato: "Venti persone fanno un saluto nostalgico e la società paga. Non possiamo essere ostaggi delle persone che adottano comportamenti sbagliati. Servono delle norme che reprimono in modo drastico i comportamenti non in linea con le regole. Quando c'erano le Olimpiadi in Grecia si fermavano le guerre. È arrivato il momento di fare dei cambiamenti normativi".
Il numero 1 biancoceleste, nel panel in cui è intervenuto al Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta, ha poi specificato quelle che, a suo avviso, potrebbero essere delle soluzioni al problema: "Bisogna ragionare su alcuni ambiti: come il posto nominativo negli stadi e delle norme che reprimono in modo drastico alcuni comportamenti. La prevenzione va fatta nelle scuole, facendo capire ai giovani che il calcio è bello, ma vuol dire anche rispettare le regole".
Lotito si è poi focalizzato anche sulle questioni di natura economica che possono mettere in difficoltà i club: "Mentre il cinema ha avuto 1,3 miliardi a fondo perduto per il Covid, il calcio ha avuto zero. Oggi i Paperoni sono solo i calciatori e gli agenti. I presidenti devono fare quadrare i conti e non ci sono norme. Possibile che se un calciatore che prende 5 milioni si ammala ha i diritti del dipendente e i doveri del libero professionista? Aberrante. E allora cosa succede? Paga l'Inps se il calciatore si ammala? Va riformato lo status giuridico del calciatore".