Il tecnico toscano compie 72 anni: nella sua carriera ha formato numerosi calciatori divenuti allenatori anche ad alto livello
Per parlare di Marcello Lippi è impossibile non cominciare dai suoi successi: una carriera lunghissima iniziata con una gavetta impegnativa, le prime vittorie in Italia e in Europa, la delusione all’Inter, il ritorno alla Juve e allo Scudetto e l’apoteosi Mondiale, prima di un trasferimento in Cina che è stato più di un ‘buen retiro’, visto che anche nel Paese asiatico il tecnico toscano è riuscito a vincere e convincere. Una retrospettiva sulla sua carriera non può prescindere anche dai suoi allievi che, in tempi recenti, ne hanno raccolto l’eredità.
Dopo aver guidato le giovanili della Sampdoria, club di cui ha vestito la maglia per nove stagioni da calciatore, Lippi affronta una gavetta piuttosto impegnativa in Toscana dal 1985 al 1989 tra Pontedera, Siena (unico esonero di quel periodo), Pistoiese e Carrarese. Nell’estate 1989 Edmeo Lugaresi, storico presidente del Cesena, lo vuole in Romagna, dove rimane un anno e mezzo prima del benservito del club nel gennaio 1991. Lippi riparte dalla B e dalla sua Toscana l’anno dopo, sulla panchina della Lucchese, e nei successivi due anni dimostra le sue qualità alla guida di Atalanta e Napoli, convincendo la dirigenza della Juventus a ripartire da lui dopo la fine dell’epoca Trapattoni.
A Torino iniziano i successi: tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane e una Europea, la Champions League e la Coppa Intercontinentale del 1996. È un’epoca d’oro in cui si formano già alcuni dei suoi eredi, dall’attuale tecnico dell’Inter Antonio Conte all’allenatore della Francia Campione del Mondo 2018 Didier Deschamps, da Gianluca Vialli a Massimo Carrera, da Angelo Peruzzi a Ciro Ferrara (questi ultimi due parte dello staff tecnico al Mondiale 2010). In quella squadra giocava anche un giovane Zinedine Zidane, ora tecnico tra i più vincenti in Europa.
Nella stagione 1998/99 si rompe però qualcosa: dopo un pesante 2-4 al Delle Alpi contro il Parma Lippi si dimette e sceglie di prendersi un momento di riflessione. La sua avventura in Serie A riprende in estate, quando l’Inter di Massimo Moratti punta forte su di lui. L’ambiente, però, è difficile da gestire. L’accusa principale è quella di ‘juventinità’, qualcosa che si è rivisto pochi mesi fa quando proprio Antonio Conte si è seduto sulla panchina nerazzurra, ma più di questo è il rapporto con lo spogliatoio a non funzionare. Moratti lo convince a restare per una seconda stagione, ma ad ottobre arriva l’esonero dopo una dura sconfitta sul campo della Reggina. Da quella squadra, comunque, verranno fuori altri futuri allenatori di buon livello come Laurent Blanc, pluricampione di Francia col PSG, Gigi Di Biagio, attuale allenatore della Spal e Christian Panucci, che ha fatto esperienza in Serie B prima di allenare per due anni la nazionale albanese.
La stagione successive vede Lippi tornare all’ovile juventino: nel 2002 è già scudetto (strappato proprio all’Inter nella storica giornata del 5 maggio), nel 2003 si ripete e sfiora la Champions, sfumata ai rigori contro il Milan. Tra gli allenatori venuti fuori da quella squadra, oltre al fedelissimo Conte, meritano una citazione Igor Tudor e Lilian Thuram, benché i loro successi in panchina non siano ancora paragonabili a quelli in campo.
Dopo un 2003/04 deludente, Lippi accetta la chiamata della Nazionale: la storia è quella che porterà al Mondiale 2006, una vittoria tanto inattesa quanto leggendaria. Sono tanti, fra i 23 campioni del mondo, ad aver intrapreso l’avventura della panchina. Dall’attuale allenatore del Napoli Gennaro Gattuso a Mauro Camoranesi, che ha allenato finora solo all’estero, passando per Pippo Inzaghi e Alessandro Nesta, in lotta per la Serie A sulle panchine di Benevento e Frosinone, e continuando con Massimo Oddo, che ha già una discreta esperienza fra A e B, e Fabio Grosso, protagonista di una sfortunata parentesi al Brescia in questa stagione e in attesa del trampolino di lancio definitivo ad alto livello.
Vantano esperienze da allenatori, a livelli minori, all’estero o in squadre giovanili, anche altri campioni del mondo come Alberto Gilardino, Marco Materazzi, Simone Barone, Marco Amelia e Gianluca Zambrotta, mentre è notizia di poche settimane fa l’intenzione da parte di Andrea Pirlo di intraprendere la carriera di tecnico.
Un discorso a parte, però, lo merita il rapporto con Fabio Cannavaro, capitano di quella storica spedizione: dopo il flop del Mondiale 2010 Lippi va in Cina, al Guangzhou Evergrande, dove vincerà il campionato per tre stagioni consecutive. Nel 2015 sceglie di defilarsi e assumere il ruolo di direttore tecnico, suggerendo alla dirigenza di ingaggiare proprio Cannavaro. La scelta sembra essere di successo ma improvvisamente, con la squadra in testa al campionato e in corsa per la Champions asiatica, Cannavaro viene esonerato e sostituito da Felipe Scolari.
L’ex difensore di Inter, Juventus e Real Madrid si prende la sua rivincita nel 2018, riprendendo proprio il posto di Scolari al Guangzhou Evergrande e vincendo il campionato nel 2019. Nel mezzo c’è un altro incrocio con il suo mentore, Lippi, nella nazionale cinese: una parentesi brevissima e sfortunata, chiusa con due sconfitte tra marzo e aprile 2019 e la riconsegna delle chiavi della squadra cinese allo stesso Lippi. Un’opportunità che il tecnico toscano sfrutta per chiudere con una vittoria la sua esperienza di allenatore (a meno di ripensamenti) l’11 giugno, grazie all’1-0 inflitto al Tagikistan in amichevole proprio a Guangzhou.