Tantissime le dismissioni eclatanti assolutamente indolori: per trovarne una sanguinosa bisogna tornare al 1999
Tornando indietro nel tempo, molto indietro, ci sono Anastasi (all'Inter per Boninsegna) e Capello (al Milan per Benetti). Poi, poco più in là con gli anni Paolo Rossi (al Milan) e Tardelli (all'Inter). E da lì, via via negli anni, tante altre dismissioni eclatanti che in casa Juve hanno di fatto tolto molto poco e, soprattutto, non molto hanno poi consegnato alla controparte (vengono in mente, tanto per farne alcuni, i nomi di Schillaci, Davids, Paulo Sousa e Jugovic).
Dal punto di vista temporale, l'ultima cessione pesante e indolore è quella di Higuain, che tiene banco in questi giorni per le difficoltà del Pipita in rossonero e fa ovviamente molto rumore. Ma riavvolgendo di poco il nastro mettiamoci dentro anche quelle di Pogba e di Vidal, così come quelle di Morata e di Tevez. A margine di tutto questo (anche se meno roboanti) si possono poi aggiungere pure la cessione di Zaza e, soprattutto perché fresca fresca, quella di Caldara. Ma, per estensione logica, si può allora inserire nella lista anche Bonucci, andato al Milan e poi tornato di corsa alla casa madre. E persino Schick, perché in effetti l'attaccante ceco prima di finire alla Roma fu preso e poi lasciato dalla Juve.
Insomma, a ben vedere, l'ultima dismissione veramente sanguinosa (lasciamo fuori da questo discorso quegli addii che si risolsero con reciproca soddisfazione tra venditore e acquirente, come quelle di Pippo Inzaghi e Zinedine Zidane) ci riporta indietro di quasi venti anni, al 1999, quando Thierry Henry lasciò Torino per diventare poi un grandissimo a Londra con la maglia dell'Arsenal. Un errore sì, ma più che altro a questo punto l'eccezione che conferma la regola: chi lascia la Juve fatica e spesso si perde. Chi se ne va, difficilmente viene rimpianto.