Da Abate a Gattuso fino a Leonardo e Maldini: la virata "europeista" di un glorioso club italiano
Tra Rino Gattuso, sempre in bilico, Ignazio Abate, Leonardo e, ora, Paolo Maldini, nel giro di una settimana o poco più del vecchio Milan rischia di non rimanere più traccia. Di questo si parla, ed è inquietante alla vigilia di un match da dentro e fuori per la Champions, in questi giorni insieme appassionanti e allarmanti per il popolo rossonero. Le notizie che filtrano da Casa Milan stanno facendo saltare tutti i sismografi annunciando terremoti. Abate a parte, cui non è stato come noto rinnovato il contratto, non c'è un solo uomo dello staff tecnico rossonero a essere saldo sulla sua poltrona. Di Gattuso si sa e si dice da sempre e chissà che alla fine non sia il solo a salvare la pellaccia. Su Leonardo le voci si inseguono da un po'. Il brasiliano - dicono - avrebbe chiarito al presidente Scaroni di essere disposto a rimanere solo nel caso in cui non venissero messe in discussione le sue mosse sul mercato. In altre parole: se per ogni giocatore inseguito tocca passare per il placet di Gazidis, evidentemente e chiaramente uomo forte della proprietà Elliott, meglio lasciar perdere. Il che, per il motivo di cui sopra, non avrebbe fatto altro che allontanare ulteriormente Leo dal Milan spingendo il brasiliano a guardarsi attorno avviando - ma sono indiscrezioni non confermate - contatti sia in Brasile che in Francia.
E Maldini? Maldini è l'ultimo della lista, nel senso che all'improvviso anche sul suo ruolo si starebbero facendo valutazioni attente. In parte perché la sua figura è stata in questo anno strettamente legata a Leonardo. E in parte perché la dirigenza londinese-sudafricana si aspettava un contributo maggiore dall'ex capitano soprattutto nel rapporto, o nella gestione del rapporto, con Gattuso e, di nuovo, Leonardo.
Fatto sta che il Milan non solo potrebbe spazzare via in una settimana tutto quel che resta del glorioso passato, ma da squadra ampiamente italiana sul campo potrebbe diventare una società a guida totalmente straniera. Un inedito con perplessità allegate. Quali? Impossibile dire oggi se il nuovo responsabile dell'area tecnica possa essere effettivamente Campos e nessuno si azzarda e si azzarderà in ogni caso a mettere in dubbio le sue qualità di talent scout e di dirigente di alto profilo. Ma tale era, per dire, anche Monchi, il cui lavoro a Roma oltre a essere stato particolarmente difficile in epoca di settlement agreement ha finito per portare a una rottura ampia e insanabile con il club giallorosso. Siamo certi, quindi, che la scarsa conoscenza del nostro campionato - inteso come mondo Serie A - non possa essere molto penalizzante?
Il tutto all'alba di una settimana che sarà molto complicata anche per l'attesa squalifica europea della Uefa. Su questo fronte Gazidis è segnalato particolarmente attivo e proprio nei giorni scorsi è volato fino a Nyon per ascoltare la Uefa - che con ogni probabilità gli avrà anticipato la decisione della Camera Giudicante sul triennio 2016-18 attualmente in esame, ndr - e spiegare quale sia la posizione del Milan. Il problema, però, è che, esclusa questa scocciatura, Gazidis del suo Milan ha parlato, per usare un eufemismo, pochissimo. La voce narrante dei rossoneri è stata in questi mesi quella di Gattuso, cui è stata in pratica affidata quasi totalmente la comunicazione. Leonardo è intervenuto solo in casi estremi, Maldini un paio di volte, la proprietà, in via diretta, mai. Anche quando insistentemente si è parlato di esonero del tecnico o quando il Milan si è sentito trattato male, per così dire, dagli arbitri. Oppure quando ha dovuto o avrebbe dovuto spiegare in che modo aveva intenzione di uscire dall'impaccio Uefa-Fair Play.
Ovviamente c'è ancora tempo per tutto. Per smentire ogni voce riconfermando l'attuale linea tecnica - dall'allenatore ai dirigenti -, per trovare un accordo meno sanguinoso possibile con la Uefa o, al contrario, per cambiare nuovamente direzione ricominciando da un Milan cui di Europeo rischia di rimanere soltanto la dirigenza. Per il resto ci sarebbero la Spal, un inseguimento complicato alla Champions e tanta voglia di vecchio Milan - inteso come squadra vincente - da soddisfare. Un attimo prima di far saltare i sismografi e innescare l'ultimo - speriamo - terremoto.