Il brasiliano incorona l'ex capitano rossonero e non nasconde la totale ammirazione: "Ha fatto grande il Milan"
Per Cafu se si parla di Milan è come parlare di Paolo Maldini. Un capitano e giocatore tra i più grandi della storia del calcio, ma soprattutto un uomo d'esempio per il brasiliano che al Festival dello Sport di Trento non ha nascosto l'ammirazione per l'ex rossonero: "Al Milan ho avuto compagni eccezionali. Come Maldini, lui è il Milan. È stato il più grande difensore della storia del calcio, ha fatto grande il Milan e dovrebbe sempre lavorare lì”.
Un messaggio non tanto velato quello di Pendolino, che vorrebbe di nuovo Maldini in dirigenza rossonera. Perché d'altronde, per Cafu, il Milan è Maldini e Maldini è il Milan. Perché lui l'ha conosciuto e vissuto così, in quegli anni bellissimi vissuti con la maglia del Diavolo. Un'opportunità capitata quasi per caso: "Io stavo andando in Giappone, allo Yokohama, poi mi chiamano Leonardo e Braida ma io credevo fosse uno scherzo, avevo 33 anni. Avevo un precontratto e mi avevano già pagato, ho restituito tutto e sono andato al Milan. Ancelotti mi voleva far fare solo 12 partite l’anno, ma io le ho giocate tutte, fino a 38 anni. Non volevo riposare mai, ho giocato sempre e abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere”.
"Eravamo una squadra che correva tantissimo, io ero sempre al massimo dal punto di vista fisico. Se sto bene poi in campo ci penso io…” ha raccontato al Festival di Trento, parlando anche del rapporto speciale con Ancelotti che lo aveva voluto fortemente in rossonero: “Allenatore, padre, fratello. Per me lui è stato tutto. Berlusconi, invece, era impressionante, ogni giorno aveva in testa una tattica. Veniva a Milanello e ci dava consigli. Fantastico. E rispettava tutti i giocatori”.
Ma per Cafu l'Italia è stata anche Roma: "Dovevo andare al Parma, poi Zeman mi volle alla Roma. Gli piacevo perché correvo tanto perché con Zeman si corre… E poi lì ho vinto lo scudetto nel 2001. È stato bellissimo, vincere lo scudetto a Roma è diverso. Sensi amava la Roma in una maniera incredibile, un presidente diverso dagli altri, sono molto grato a lui”.
“In Brasile parlavano del calcio italiano come una cosa bellissima e tutti volevamo venire in Italia, io sono cresciuto vedendo la serie A e ammiravo i giocatori del Milan. Mi piaceva correre, avevo un preparatore che diceva che avevo un grande potenziale atletico e abbiamo lavorato su questo. Quando gli altri erano stanchi io volavo. Ho avuto allenatori bravi, che mi hanno aiutato e hanno capito che potevo diventare un giocatore" le parole del brasiliano.