A nemmeno 17 anni ha tutto il futuro davanti e non bisogna avere fretta. Ma deve abituarsi a stare con la prima squadra
di Alessandro Franchetti© Getty Images
Brucia un record dietro l'altro, compreso quello sfiorato del marcatore più giovane della Champions League. A nemmeno 17 anni, però, Francesco Camarda, predestinato milanista, va maneggiato con cura. Scaricando tensioni, abbassando le aspettative, centellinandone l'utilizzo. D'altronde accadde già nella scorsa stagione: era stato convocato con la prima squadra, tutti si aspettavano l'esordio in Serie A, entrò in campo e, come logico, praticamente non toccò pallone. Solo pochi minuti, certo, ma che fecero capire quanto ancora, ovviamente, non fosse pronto per la categoria. Fisicamente soprattutto, ma non soltanto.
Rispetto al suo primo debutto, quello di ieri sera in Champions è stato decisamente migliore. Non solo perché è evidentemente cresciuto fisicamente e in presenza in campo, ma perché si è banalmente sentito più a suo agio all'interno di un gruppo che comincia a riconoscerlo pur con la dovuta attenzione alla sua età, che è quella di un ragazzino. Fabio Capello, non uno qualunque, ne ha sottolineato la personalità. Ha ragione, come ha ragione a pensare che debba continuare a farsi le ossa nel Milan Futuro ma annusando maggiormente il Milan dei grandi. Negli allenamenti e, magari, in partita. Anche se questo, poi, è il grande dibattito sulla questione: è meglio che giochi regolarmente in Serie C oppure che rosicchi minuti in Serie A giocando poco o pochissimo? La risposta è molto complessa e contiene una scelta precisa, quella di pesarne il futuro indirizzandolo.
Oggi Camarda non è pronto per i grandi palcoscenici e non ci si deve attendere che lo sia. Ma è più pronto di qualche mese fa, il che indica una crescita che è rapida, una maturazione che è costante e va seguita. La risposta giusta alla domanda di prima forse è a metà strada: dovrebbe continuare a giocare nel Milan Futuro, ma fare qualche apparizione in più in prima squadra. Allungando i minuti in campo, che poi significa anche togliersi qualche ansia, non cercare a tutti i costi di bruciare le tappe (il primo gol arriverà) assaggiando però il mestiere e la durezza di giocatori fatti e finiti. Di difensori di livello.
Apparentemente quello che manca a Camarda, al netto di un valore assoluto che nessuno oggi può conoscere, è l'abitudine a confrontarsi contro avversari sgamati. E quella te la fai solo sul campo. Quindi allenamenti con compagni più forti e partite o spezzoni di partite vere, di un livello più alto della pur difficile Serie C. Valutarlo, misurarlo e farlo crescere è un compito di Paulo Fonseca. Un compito difficile ma necessario. Il ragazzo ha testa, volontà, milanismo spiccato e doti tecniche. Guai a dissiparne il talento.