Lo svedese verso l'Atletico Madrid: "Mi piace lavorare, mi piace soffrire. Io leader automaticamente: non arriva qualcuno a dirtelo"
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La classifica del girone racconta una qualificazione agli ottavi di Champions League difficile da agguantare ma Zlatan Ibrahimovic chiede al Milan di preparare la sfida di domani contro l'Atletico Madrid senza rassegnazione: "Abbiamo fiducia e siamo concentrati. Sappiamo cosa possiamo fare e quanto siamo bravi. Ma ogni partita è a sé. Noi ci proviamo". Lo svedese racconta le sensazioni dello spogliatoio: "Ci stiamo preparando come tutte le partite, e cioè nel miglior modo possibile".
Ibra, in un'intervista a Prime Video, torna poi sulla sconfitta casalinga contro gli spagnoli a San Siro. "Abbiamo giocato bene contro l'Atletico fino al momento in cui siamo rimasti con un giocatore in meno - rimarca l'attaccante riferendosi al rosso a Kessie- ed è difficile giocare con uno in meno, soprattutto in Champions dove ti trovi a giocare contro le squadre più forti in Europa".
E sul tecnico dei 'colchoneros', Diego Simeone: "Un grande allenatore e ha fatto grandi cose con l'Atletico Madrid. Ha una grande mentalità e un atteggiamento vincente. È come me. E questo mi stimola. Io e lui ci siamo visti una volta a Formentera. Ci siamo salutati, abbiamo parlato un po', ma non c'è mai stata la possibilità di andare a giocare là".
Il 40enne si sofferma anche sul suo ruolo nello spogliatoio rossonero: "Parlo tanto in spogliatoio, sento di avere responsabilità. Non è programmato quello che dico. Non è che arriva qualcuno a dirti che sei un leader. Lo sei automaticamente. Quando ti senti di parlare ai compagni per dare loro aiuto e coraggio. Quello che dico io ai compagni in spogliatoio, non è programmato. Prepararsi è impossibile".
"Ho un problema -dice ancora -. Non sono mai soddisfatto e voglio sempre andare oltre. È la mia mentalità. Devo fare sempre di più per sentirmi vivo e sentire che sono presente. Non voglio essere qui per qualcosa che ho fatto prima. Voglio essere qui per quello che sto facendo ora. Mi piace lavorare, mi piace soffrire. Tutti nella vita hanno sogni, hanno una visione. Ma per raggiungerli bisogna crederci, bisogna avere voglia ed essere pronti a fare sacrifici e soffrire perché il successo non arriva da solo. Dipende tutto da te".
"Nessuno credeva in me e in quello che facevo -conclude Ibra-. Ma io non ho mai mollato. Andavo avanti sapendo di essere il migliore di tutti. E questa mentalità mi ha portato avanti. Ho dimostrato che tutto è possibile".