Sempre a San Siro: prima la conquista del campionato nel 2004, poi la semifinale perfetta contro il Manchester United che nel 2007 trascinò i rossoneri alla rivincita contro il Liverpool
Il 2 maggio è una data molto significativa per tifosi del Milan a metà anni Duemila. Prima la conquista del diciassettesimo scudetto nel 2004, dopo avere battuto 1-0 la Roma di Capello, inseguitrice diretta in campionato, grazie a Shevchenko; poi la semifinale di ritorno di Champions League contro il Manchester United nel 2007. Quel 3-0 firmato da Kakà, Seedorf e Gilardino valse la rivincita di Atene contro il Liverpool, due anni dopo la beffa di Istanbul.
LO SCUDETTO N° 17
2 maggio 2004. Prima dello scontro diretto in vetta al campionato, mancano appena tre giornate alla conclusione della Serie A. Il Milan ha sei punti di vantaggio sulla Roma seconda e, stante il regolamento di allora, per aggiudicarsi matematicamente lo scudetto nel big match di San Siro deve necessariamente battere la ciurma di Fabio Capello. Lo stadio è pieno in ogni ordine di posto e la tensione è alta. Per il fischio d’inizio delle ore 15, Carlo Ancelotti mischia le carte mettendo in soffitta il suo amato “albero di natale” per inserire Tomasson a far coppia con Andriy Shevchenko, con alle loro spalle Kakà. L’inizio del Milan è aggressivo: i rossoneri spingono subito sull’acceleratore e, dopo appena 78 secondi, arriva subito il gol partita. Kakà, su buon suggerimento di Cafu, spinge sulla fascia destra e disegna un assist sublime che trova prontissima l’inzuccata di Shevchenko; l’ucraino, lasciato colpevolmente tutto solo a centro area, non sbaglia e trafigge Pelizzoli. Il boato degli 80 mila è assordante, l’entusiasmo è alle stelle. La Roma accusa il colpo e non riesce a reagire; il centrocampo rossonero comanda totalmente il gioco. Nella ripresa la partita diventa ruvida: i giallorossi reclamano un calcio di rigore per un tocco di gomito di Shevchenko in barriera, sulla punizione di Totti. Le proteste coinvolgono anche alcuni tifosi romanisti, che iniziano un lancio di petardi, fumogeni e altri oggetti, che costringe l’arbitro Domenico Messina a sospendere il match. Dopo 7 minuti di recupero, sotto il diluvio, il triplice fischio finale. È apoteosi rossonera per lo scudetto numero 17.
LA PARTITA PERFETTA
2 maggio 2007. San Siro si prepara a vivere un’altra notte emozionante. In palio c’è l’accesso alla finalissima di
Champions League di Atene, ma per farlo c’è da ribaltare il 3-2 con il quale il Manchester United ha piegato, con
Rooney, il Milan all’Old Trafford in pieno recupero, nonostante una strepitosa doppietta di Kakà. Anche quella sera
piove forte a Milano, ma questo non frena i rossoneri, che saranno autori di una partita perfetta. Cristiano Ronaldo
viene marcato attentamente da Oddo e Gattuso, trovando poco spazio per sprigionare il suo talento. All’11’, ecco il
sinistro angolatissimo dal limite di Kakà che, su sponda aerea di Seedorf, sblocca la partita. Alla mezz’ora il
raddoppio lo realizza proprio l’olandese, che vince un contrasto con un avversario e appena dentro l’area calcia in
maniera potente col destro, fulminando il connazionale Edwin van der Sar. I Red Devils hanno una reazione confusa;
non riescono minimamente a creare pericoli dalle parti di Dida. Il Milan gestisce con ordine il doppio vantaggio,
sfiora più volte il 3-0 e lo trova al 78’ grazie a Gilardino. L’attaccante biellese, ben lanciato da Ambrosini, si
presenta tutto solo davanti al portiere avversario e lo supera per la terza volta col piatto destro. È delirio a San
Siro; la formazione di Alex Ferguson è annichilita. Neanche le scintille tra Scholes e Gattuso (che rischiava
incredibilmente di farsi espellere) possono rovinare la festa al fischio finale. Il Milan volerà ad Atene, dove il 23
maggio successivo potrà prendersi la tanto agognata rivincita contro il Liverpool, due anni dopo quella sciagurata
rimonta subita a Istanbul.