La sconfitta con lo Spezia è la terza in cinque partite. Era dal pre-lockdown di marzo che non si vedevano i rossoneri così in difficoltà
L'ultima batosta lontano da San Siro risaliva al 22 dicembre 2019, una vita fa. Difficile, però, chiamare il due a zero del "Picco" un incidente di percorso. Non tanto perché è la terza sconfitta in 5 partite ma soprattutto per il modo in cui è arrivata. Contro Lille, Juventus e Atalanta, il Milan aveva dato segni di vita. Contro la squadra di Italiano no. Non a caso Pioli ha parlato di prima sconfitta meritata in stagione.
Lo Spezia, valutando la qualità della rosa e la posizione in classifica, è la vera rivelazione del campionato ed è anche, molto probabilmente, quella che gioca meglio. Un'organizzazione perfetta, in entrambe le fasi, è l'aspetto che più balza all'occhio. Non può però essere un alibi per la prestazione del Milan. Incapace di uscire dal pressing alto, la squadra di Pioli si è affidata a una serie di lanci lunghi che hanno tagliato fuori dal gioco sia gli esterni alti (praticamente inesistenti Leao e Saelemaekers) che Calhanoglu. Puntare solo sulla spizzata area e sul controllo volante di Ibrahimovic, da solo in mezzo ai centrali avversari, può essere un rischio perché lo svedese, pur essendo un fuoriclasse, non può da solo risolvere tutti i problemi offensivi.
La possibilità di sviluppare il gioco consueto era resa complicata dall'aggressività avversaria e dalla compattezza di una squadra che teneva i reparti vicini e impediva qualsiasi fraseggio. L'arma Theo Hernandez, poi, veniva annullata dalla capacità di sacrificarsi di Gyasi, sempre pronto al ripiegamento da quella parte. Questa sconfitta, più delle altre, deve fare riflettere, perché il Milan al "Picco" non è proprio esistito e se il piano b (il lancio lungo) è sfruttato nel modo che si è visto a La Spezia, è il caso di rivedere qualcosa. Ora la stagione rossonera è a un punto di svolta. In due settimane c'è da affrontare due volte la Stella Rossa di Belgrado in Europa League, l'Inter nel derby e la Roma. Quattro sfide per capire il futuro.