Rimpolpato con Mandzukic il reparto offensivo, il tecnico sceglie la strada degli attaccanti. Perché i numeri dicono che...
Nelle tre sconfitte stagionali del Milan (quattro aggiungendo quella di Europa League con il Lille) c'è un comun denominatore che non poteva essere trascurato da Stefano Pioli. Ogni volta che i rossoneri non hanno segnato almeno due gol è arrivata puntuale la sconfitta: 1-3 contro la Juve, 2-1 nel derby di Coppa Italia contro l'Inter, 0-3 contro l'Atalanta e, infine, di nuovo 0-3 contro il Lille. Il che certifica due evidenze: che il Milan difficilmente riesce a chiudere le partite con la porta inviolata (23 gol subiti in campionato in 20 gare come Inter e Atalanta, ma peggio di Juve, Napoli e Verona) e che difendere non è il suo pane. Logico, quindi, che Pioli abbia deciso di votarsi all'attacco. Lo scudetto? A testa bassa, e vada come vada.
Il Milan di Bologna è stato sotto questo punto di vista un esempio, oltre che un inedito, con Leao e Rebic insieme in campo per cercare di accompagnare un Ibrahimovic che da qualche partita lamenta solitudine. A questo cambio di rotta ha contribuito l'allargarsi della rosa, con l'inserimento di Mandzukic, e contribuiranno in maniera ancora più evidente il rientro di Calhanoglu e la crescita di condizione di Bennacer, uomo ovunque del centrocampo ma anche giocatore in grado di supportare meglio di Tonali la fase offensiva.
Quanto si è visto a Bologna non ha insomma l'aria di essere solamente una boutade frutto dell'assenza del turco - contro l'Atalanta, ad esempio, sostituito dal più difensivo Meité -, ma la conseguenza di un pensiero che vuole spingere i rossoneri a giocare con maggior peso negli ultimi 30-40 metri ottenendo tra l'altro il risultato di alleggerire la pressione su una difesa che, i fatti lo dimostrano, qualcosa concede sempre. La scelta ultra-offensiva avrà insomma seguito. Magari con Calhanoglu ad allacciare i reparti, ma comunque con i vari Leao, Rebic e Mandzukic pronti a sostenere Ibrahimovic.
Di certo, con la rosa che sta quasi completamente recuperando dagli infortuni, le soluzioni a disposizioni di Pioli cominciano a essere molte e le possibilità di variare in corsa giocatori e modulo pure. Soprattutto misurando i minuti degli esterni, da Saelemaekers a Castillejo fino a Rebic, Mandzukic e Leao, perché saranno loro i giocatori maggiormente chiamati a garantire equilibrio e copertura in fase di ripiegamento. E per tutti, compresi Hauge e Krunic, ci saranno sempre minuti. Perché Pioli vuole giocatori che si sentano parte importante del gruppo e perché la stagione comincia solamente ora. Tra uno scudetto da inseguire all'attacco e un'Europa League da onorare fino in fondo.