Il successo contro il Torino per accantonare la crisi e dare l'assalto all'Europa: tra rientri importanti, l'incubo inglese e una notte da Leao
Il brodino è appena appena caldo, ma tant'è, e dopo giorni di digiuno completo tanto basta a restituire un sorriso almeno abbozzato al Diavolo in vista dell'Inferno di Champions. La vittoria contro il Torino, quest'anno avversaria già due volte letale per Stefano Pioli, non racconta di passi avanti da lasciar sereni e nemmeno fa vedere luce piena in fondo al tunnel di un gennaio che più nero non era davvero possibile, ma è se non altro un cambio di direzione rispetto allo zero assoluto delle ultime settimane, con lo zero alla voce gol subiti che rappresenta in fondo il solo, vero, dettaglio di soddisfazione pura.
Un dettaglio che, con la Champions e il Tottenham dietro l'angolo, non è per nulla irrilevante. Due considerazioni. La prima: con le squadre inglesi, pur con prestazioni molto differenti tra loro, il Milan della sin qui ottima era Pioli ha sempre fatto brutte figure. Eliminazione con il Manchester United in fondo a una doppia sfida in cui i rossoneri, specie a Old Trafford, avrebbero meritato molto di più; doppia lezione dal Liverpool nel girone di un anno fa e doppia sconfitta, piuttosto netta, quest'anno contro il Chelsea. Insomma, per il momento niente di buono contro le squadre di Premier.
La seconda: nonostante l'evidente fase di sperimentazione, la linea a tre - o a cinque? - del nuovo Milan tiene abbastanza (un gol in due partite tra Inter e Torino, ndr), lascia poco spazio agli avversari e può avere un peso specifico decisivo nell'ottavo contro il Tottenham di Conte. Contro il quale, tra l'altro, i rossoneri non hanno decisamente il miglior curriculum possibile.
Dato però che, visto il momento, tocca accontentarsi, allora vale la pena pensare che la coperta, pur sempre corta, se non altro non scopre i piedi e lascia passare un po' meno freddo di questo gelido febbraio. Certo è che contro gli Spurs servirà un Milan diverso. Serviranno motivazioni superiori, e certamente non mancheranno, e servirà la spinta tutta europea di un pubblico abituato ai grandi palcoscenici europei e innamorato della Champions. Muoversi, in altre parole, come un gruppo compatto, dalla società all'allenatore, dai giocatori ai tifosi, composti e ben indirizzati nell'idea di un'impresa - perché di questo si tratta -, nella fame di successo e nella convinzione, ultimamente latente, di potersela giocare con tutti. Anche contro una squadra che, oggi, sembra decisamente più attrezzata.
In questo senso, detto dell'inconsueta stabilità difensiva, servirà trovare fluidità di manovra in mezzo al campo e spinta nella fase d'attacco. I giorni di avvicinamento al match, che sarà trasmesso in chiaro martedì da Canale 5 e in streaming su sportmediaset.it, serviranno a misurare la condizione di Bennacer e Tomori, attesi al rientro martedì sera. La notte di San Siro, invece, dirà se il Milan sia stato davvero capace di mettersi alle spalle la crisi più profonda degli ultimi due anni o se solo l'ha accantonata dentro lo striminzito 1-0 rifilato ai granata di Juric.
Superfluo dire che nella necessità di una prestazione di gruppo di alto livello, ci si aspetta qualcosa dai singoli. Leao, innanzitutto, ma anche Giroud e Theo, Tonali e Kalulu, gli uomini simbolo dello straordinario successo di meno di un anno fa. I simboli di un Milan vincente cui il Milan si aggrappa oggi per tornare a vincere.