Il ruolo dirigenziale, le scelte tecniche, i modi e le parole, lo scontro con Boban: anche Zlatan contestato
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Squadra fischiata e allenatore sfiduciato: i tifosi del Milan, con la Curva Sud in prima linea, hanno espresso tutta la propria rabbia e la propria delusione al termine del match perso malamente contro il Liverpool. Alle spalle, a pesare ed esacerbare gli animi, l'avvio stentato in campionato (con la sola vittoria contro il Venezia). All'orizzonte, ad alimentare nuovi fantasmi, il derby con l'Inter. Insomma, un momento delicatissimo, con la concreta possibilità che proprio l'incrocio di domenica sera contro i nerazzurri possa segnare, in caso di altra caduta, il passo d'addio di mister Fonseca. Ma l'umore nero di chi tifa rossonero è un'onda crescente che sta travolgendo anche la società. Uno tsunami, a dire il vero, almeno a giudicare da quanto si legge sui social. E nel mirino non ci sono solo Cardinale e Furlani (proprietario e amministratore delegato), ma anche un totem come Ibrahimovic. A far tracimare il disappunto trasformandolo in aperta contestazione l'ultimo diverbio televisivo nel pre-partita di Champions tra lo svedese e Zvone Boban, ex giocatore, bandiera, dirigente rossonero e oggi opinionista a Sky.
Da una parte Boban con le sue domande/considerazioni dirette, puntuali, ficcanti sul ruolo che Ibrahimovic ricopre in società. Dall'altra Zlatan con la sua risposta piccata e - dai più - ritenuta arrogante: "Io sono il boss, gli altri lavorano per me". Parole e modi che non sono piaciuti. Non in linea - questo il tenore dei moltissimi commenti che si possono leggere in rete - con lo stile e la storia del Milan. Ma ancor più espressione di un modo di concepire il ruolo dirigenziale non condiviso e per nulla apprezzato (la sua assenza da Milanello nelle prime due settimane di settembre ha creato un diffuso malumore) tanto da portare al centro delle critiche - molte alquanto pesanti - anche un mostro sacro fino a poco tempo fa considerato intoccabile. Oggi però evidentemente non è più così. Ma in discussione non ci sono solo i modi, ovviamente. Pesano sul conto di Ibra le scelte tecniche soprattutto, la gestione del post Pioli, la scelta di Fonseca, diverse operazioni di mercato. E i risultati sul campo, sinora, sono stati benzina sul fuoco di un malcontento sempre più evidente. Un malcontento che a questo punto non risparmia proprio più nessuno.