Il pari di Salerno evidenzia la difficoltà negli ultimi 16 metri quando "mancano" Leao e Diaz. Pioli si nasconde parlando di scudetto
© italyphotopress
Se la partita di Salerno contro una squadra con una guida tecnica appena cambiata poteva rappresentare il classico trappolone, bisogna ammettere che il Milan ci ha messo molto del suo per caderci dentro. I rossoneri infatti hanno avuto un buon approccio al match passando subito in vantaggio e tenendo botta alla grinta e al pressing orchestrato da Nicola, calando però più di qualità che di intensità col passare dei minuti. Nonostante le due reti della Salernitana, nelle quali c'è anche lo zampino degli errori personali di Maignan e Tomori, i rossoneri hanno comunque sempre mantenuto il pallino del gioco risultando però poco pericolosi dalle parte di Sepe.
Con Leao in serata meno magica del solito (nonostante un gol da "album Panini" sfiorato di pochissimo) e Diaz intrappolato nella ragnatela amaranto, il Milan manca di qualcuno che possa svoltare il match negli ultimi sedici metri perché la mediana, dove si è visto Tonali appannato, manca di un vero incursore che tagli in due le difese avversarie e Giroud, impegno e forza fisica a parte, non ha i colpi e la tecnica per inventare come quando in campo c'è Ibrahimovic.
Un peccato doppio proprio perché, ottenuto subito il vantaggio, la partita poteva essere gestita meglio senza l'assillo di dover per forza affondare. E invece i rossoneri si sono addirittura ritrovati sotto e costretti a inseguire, raccogliendo alla fine un pareggio che non porta a due le occasioni perse contro Spezia e proprio Salernitana ma apre nuovi interrogativi sulla crescita mentale di un gruppo che sembra più a proprio agio quando mette in campo la ferocia di chi deve dimostrare di poter essere all'altezza della vetta della classifica piuttosto che gestire la pressione della "lepre".
Pioli nel dopo partita ha voluto dribblare il discorso scudetto per proteggere la squadra, comprensibile visto il Milan non è mai stata indicata come la favorita in Serie A, però i risultati dall'arrivo dell'allenatore in panchina e la classifica dicono che i discorsi sono apertissimi. Lavorare a fari spenti aiuta nella costruzione del gruppo ma quando bisogna accenderli bisogna farlo con qualità e senza paura, per trasformare un'annata da applausi in una vincente.