L'uomo di Goldman Sachs pronto a chiudere in un paio di giorni: ma non vuole più Li nella società
Avevamo detto fin da subito che il nuovo socio del Milan non sarebbe stato di minoranza ma che si sarebbe trattato di un vero e proprio acquirente per la maggioranza delle quote. Non stupisce, quindi, quanto rimbalza dagli Stati Uniti dove Rocco Commisso e la famiglia Ricketts si stanno sfidando per la scalata al club rossonero. Dicono le cronache che la trattativa sia in una fase decisiva e che addirittura potrebbe arrivare a un punto di svolta nella serata americana, attorno alla mezzanotte italiana di domenica. La novità, se novità si può chiamare, è che non solo Commisso, l'uomo Goldman in vantaggio per il Milan, vuole entrare con una quota di maggioranza ma vuole, addirittura l'intera torta. Tutto: il 100% delle quote e subito, per non dover fare i conti con Yonghong Li.
Probabilmente, tra l'altro, la medesima posizione dei Ricketts - che sembra abbiano frenato nelle ultime ore, forse anche per questo - con i quali Commisso condivide anche le perplessità sulla quotazione del Milan. Per intenderci: i 500 milioni ipotizzati per il 75% fanno 670 milioni scarsi per la totalità del club. Obiettivamente troppo, per diversi motivi. Più logico pensare che entrambi i possibili acquirenti siano disposti a chiudere attorno ai 500 milioni totali e che su questo scoglio possa complicarsi la trattativa.
Ma diversi motivi, dicevamo. Il primo: Li può anche valutare il Milan una cifra più vicina a quella spesa per acquistarlo (750 milioni, considerati unanimamente moltissimi, ndr) ma rispetto a un anno fa lascia una società con ulteriori debiti, basti pensare agli interessi da pagare a Elliott, e, forse, fuori dall'Europa. In più il suo margine di trattativa è ridotto dalle scadenze: il prossimo 9 luglio, a meno di ulteriori colpi di scena - il pagamento a Elliott dei 32 milioni anticipati per la ricapitalizzazione - Li perderebbe la proprietà del Milan e rischierebbe di uscire senza ricavi. Gli conviene? Ovviamente no.
D'altro canto Yonghong ha una carta da giocarsi, sia pure non troppo elegante: può tirare in lungo. E' vero che il 9 luglio rischia di perdere il Milan, ma è altrettanto vero che il club, alle prese con l'ormai certo ricorso al Tas, non può permettersi di aspettare quella data se non vuole presentarsi a Losanna nelle medesime condizioni attuali e, quindi, perdere la possibilità di ribaltare la sentenza Uefa che lo escluderà quasi certamente dalle coppe. Un braccio di ferro, dunque, una trattativa difficile con un unico punto in comune: c'è un acquirente che vuole il Milan e c'è un proprietario che lo vuole cedere. Le prossime ore saranno decisive in un senso o nell'altro. Non si andrà oltre la prossima settimana. La dead line è la porta dell'Europa. Trovarla definitivamente chiusa o provare ad aprirla è una questione di (buona) volontà.