"Dobbiamo comunicare di più tra i reparti" ha ammesso lo stesso Pioli: senza un atteggiamento diverso difficile arrivare fino in fondo
di Arturo CalcagniIl Milan ha salutato Rennes con due sentimenti contrastanti: da una parte la soddisfazione per aver passato il turno di Europa League, dall'altra la consapevolezza, ancora una volta, di essere troppo fragile. E nel mirino non c'è solo la difesa, bensì la squadra nel complesso. Sì perché i singoli reparti, troppo spesso, danno la sensazione di andare per conto proprio. Senza considerare l'eccessiva distanza, evidente tra la linea difensiva e quella del centrocampo. Che a due o a tre, manifesta i medesimi difetti. E in Bretagna, inutile nasconderlo, c'è stata anche un pizzico di svogliatezza.
Svogliatezza e superficialità, davanti la porta e non solo. Troppe le occasioni da reti sprecate e quelle concesse ai francesi che, seppur spinti dal pubblico, restano una squadra di media classifica in Ligue 1. Così facendo difficilmente si andrà lontano in Europa League: adesso il livello si alzerà, e se questo resterà il modus operandi dei rossoneri, la finale non può che restare un miraggio. Serve prenderne coscienza per cercare di dare la scossa a un gruppo che di qualità ne ha eccome. Nei titolari sicuramente, meno nelle riserve, alcune sembrate pure ieri sera spaesate dopo l'ingresso in campo.
"Dobbiamo parlare più in campo per comunicare meglio tra i reparti" ha ammesso lo stesso Pioli al novantesimo: difetto non da poco per una squadra rivoluzionata a giugno, ma che si allena da mesi assieme. Con la filosofia 'segniamo un gol più dell'avversario' non si arriverà lontano: 45 gol presi in 35 partite stagionali è un dato che fa rabbrividire. Un dato che contrasta soprattutto con le ultime due stagioni, specialmente con quella scudettata, dove la difesa era il vero punto di forza del Milan.