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Il tecnico portoghese alza la voce contro gli arbitri, ma la continuità è una chimera
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"E tu, chissà dove sei". Il Milan di Fonseca si è perso negli spogliatoi del Gewiss Stadium, anima fragile di un rendimento in campionato che non accenna a decollare. Un passo avanti per farne due indietro e - per continuare a citare Vasco Rossi - "la vita continua anche senza di noi", senza il Diavolo per la precisione. Ogni discorso scudetto per i rossoneri si è fermato a Bergamo, davanti si corre e a Milanello c'è altro a cui pensare in questo momento. Vuol dire provare a tornare in scia almeno per un piazzamento in Champions a oggi tutt'altro che scontato e facile da raggiungere. Lo sa anche Paulo Fonseca che ha definitivamente cambiato il proprio vestito dalla figura pacata delle prime settimane a quella sempre più nervosa nelle proteste durante e dopo la partita. Forse anche troppo nel post gara di Bergamo.
Ma polemiche a parte, il Milan non decolla e il problema nella crescita decantata dal tecnico portoghese è l'essenza di quelle che puntano a essere le grandi squadre: la continuità di rendimento. Semplicemente non c'è e il passaggio dall'esaltazione allo sconforto è tanto veloce quanto il tragitto diametralmente opposto. Un saliscendi continuo e in qualche modo fisiologico nella prima parte di stagione, con tutte le scusanti del caso snocciolate del resto dallo stesso Fonseca in qualche conferenza per giustificare la difficoltà in classifica, ma che probabilmente ha origini ben più profonde.
Il Milan non è continuo perché i propri giocatori chiave non lo so, non lo sono mai stati e probabilmente non lo saranno mai. Theo Hernandez e Leao, si finisce sempre da loro due, ma anche Reijnders e Morata. Calciatori che sanno esaltarsi ed esaltare in serate di gala, ma al tempo stesso spengono la luce più volte durante una partita e una stagione. Non sono i responsabili della brutta classifica in campionato, sia chiaro, ma sono sicuramente riferimenti di quel qualcosa che c'è, si intravede, spesso brilla ma altrettanto facilmente svanisce facendo andare ai matti un po' tutti, dallo staff tecnico ai tifosi. L'esatto contrario dell'Atalanta in questo momento, performante in qualsiasi condizione.
"Col tempo cambia tutto, lo sai. E cambiamo anche noi. E cambiamo anche noi". Come? La risposta a questo punto passa direttamente alla società perché la differenza al momento con la Dea, ma anche con l'Inter, è anche se non soprattutto ai piani alti che, pur restando in silenzio, condividonol'interpretazione dell'episodio che ha dato Fonseca - il gol di CDK era da annullare - e non sta riflettendo sulla posizione dell'allenatore. A gennaio riapre il mercato riaprirà, anche se probabilmente senza colmare le evidenti lacune in alcuni ruoli. L'anima fragile di questo Diavolo forse è proprio tutta lì.