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Milan, Furlani sull'addio di Maldini: "Scelta fatta per realizzare la visione di Cardinale"

Harvard Business School ha pubblicato un testo in cui si analizza il progetto del club dall'arrivo di Gerry Cardinale e in cui sono riportate le parole di molti dirigenti. Ibra: "Io sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan"

22 Dic 2024 - 16:02

Nei giorni delle contestazioni dei tifosi rossoneri contro Gerry Cardinale (invitato a vendere il club) e la proprietà del Milan, la prestigiosa Harvard Business School ha pubblicato un lungo documento (24 pagine) in cui analizza il progetto del club dall'arrivo di RedBird e in cui diversi protagonisti della società, tra cui anche l'amministratore delegato Giorgio Furlani e Ibrahimovic, hanno preso la parola per esprimere il proprio punto di vista.

Interessanti in particolare le parole di Furlani sull'addio di Paolo Maldini che tanto ha fatto soffrire i tifosi rossoneri: "È stata una decisione storica quella di lasciarlo andare, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza. Ma se volevamo realizzare la visione che Gerry aveva per il club dovevamo cambiare e andare avanti". 

Un altro addio doloroso è stato quello di Sandro Tonali, dopo il quale l'ad rossonero ha raccontato addirittura di essere stato minacciato di morte: "Ero consapevole della volatilità che deriva dal fatto che i media e i tifosi parlano del nostro club, ma ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in televisione o scrivono sui giornali. Ti colpisce davvero nei giorni negativi. E poi ci sono giorni ancora peggiori, come quando ricevo minacce di morte, per esempio quando abbiamo venduto Tonali, uno dei nostri migliori giocatori. È in quei momenti che ho pensato: ‘Okay, queste cose non te le insegnano alla Harvard Business School”.

IBRA: "SONO VICINO ALLA SQUADRA, MA NON TROPPO"
Nel suo intervento Zlatan Ibrahimovic ha parlato invece del proprio ruolo all'interno del club e di quello dello stesso Furlani: "Giorgio e io ci siamo incontrati per la prima volta quando è arrivato durante il periodo di Elliott. Quando è diventato CEO, ci siamo seduti per parlare e gli è piaciuto abbastanza l'incontro da incoraggiare Gerry a incontrarmi. Inizialmente Gerry ha detto che non voleva assumere ex giocatori, ma Giorgio lo ha convinto che fossi diverso. Quando si tratta di numeri, ci affidiamo a Giorgio. Quando inizia a fare i suoi calcoli, ad esempio su quali giocatori possiamo permetterci, è un mostro”.

Sul suo ruolo: "Io sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan. Ho molto da imparare, ma penso di avere anche molto da dare e volevo essere in una posizione in cui posso fare la differenza. Una delle mie responsabilità qui al Milan è far crescere la mentalità vincente della squadra, per assicurarmi che la squadra dia risultati. Dico ai giocatori: 'Quando sei qui al Milan, se ottieni risultati, puoi fare la storia'. Sono vicino alla squadra ma non troppo, sono in una posizione diversa rispetto a quando ero un giocatore insieme a molti altri che sono ancora in squadra".

MONCADA: "PROVAMMO A PRENDERE VINICIUS E BELLINGHAM, MA COL REAL NON POTEVAMO COMPETERE"

Anche il dt Geofrrey Moncada ha avuto modo di dire la sua sul mondo Milan: "Il direttore tecnico è il collegamento tra l'allenatore, i giocatori e il resto del lato sportivo da un lato, e il lato commerciale dall'altro. Rispondo a Giorgio e parlo con lui ogni giorno, più volte al giorno. Cerco di condividere quante più informazioni possibile. Come stanno i giocatori? Di cosa abbiamo bisogno per il futuro? Quali contratti dobbiamo cambiare? Cosa possiamo migliorare nel reparto medico o nel settore giovanile? Abbiamo una squadra di dieci scout che lavorano con noi: cinque sono in Italia e cinque all'estero, e abbiamo data scientist a Casa Milan che ci aiutano a trovare giocatori con i dati. Billy Beane? Ci fa domande, ci dà idee e ci aiuta a trovare buoni giocatori con i dati di Zelus (compagnia di analisi dati dei giocatori, ndr) ma la decisione finale su un giocatore non si basa mai solo sui numeri. Stiamo prendendo rischi calcolati con giovani giocatori piuttosto che acquistare grandi nomi con stipendi elevati. Forse non avrai un successo immediato in questo modo, ma costruisci per il lungo termine. Reijnders giocava nel campionato olandese e siamo stati gli unici a puntare su di lui. Ti chiedi: è un grande giocatore, perché nessuno lo vuole? Siamo riusciti a prenderlo a un ottimo prezzo. E ora è titolare da noi e gioca per la sua nazionale. Altri profili sfumati? Abbiamo provato a ingaggiare Vinicius Jr. e Jude Bellingham, ma non potevamo competere con il Real Madrid. Dobbiamo accettarlo. Negli ultimi anni abbiamo portato grandi giocatori al club, e come ex scout vedo come una sfida personale l’obiettivo di prendere giocatori sottovalutati e farli performare al massimo livello."

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