Lo svedese in rossonero vive una seconda giovinezza: "Qui per cambiare la mentalità"
Il volto del Milan che viaggia spedito in testa alla classifica non può che essere quello di Zlatan Ibrahimovic, vero leader del gruppo come dimostra la sua presenza ieri a San Siro, nonostante l'infortunio, per caricare i suoi compagni da bordo campo. Lo svedese è tra i principali protagonisti della rinascita del Diavolo e ne ha parlato ai microfoni di Uefa.com: "La vita è tutta una questione di sfide - ha detto - sentivo di aver fatto abbastanza e ho iniziato a pensare se continuare o meno. Per me era una grande sfida tornare qui e cercare di cambiare la mentalità per cambiare la situazione e trasmettere alla squadra cosa fosse il Milan, il Milan che conosco io, il Milan che tutto il mondo conosce".
"Per me il modo in cui ti alleni è il modo in cui giochi" ha dichiarato poi Ibra, che svelando di pretendere sempre il massimo dai suoi compagni ha indirettamente spiegato il perché del suo indiscutibile contributo in campo, ma anche fuori: "Quando gioco porto in campo il mio carattere, la mia personalità e ovviamente la mia qualità. Metto molta pressione sui miei compagni, cerco di tirare fuori il massimo da loro. Alcuni la prendono bene, altri meno, altri non reggono. Vanno in difficoltà perché rendono ad alto livello solo quando è necessario, invece io decido che dobbiamo farlo ogni giorno".
Ibra è quindi quasi un 'fratello maggiore' per i suoi compagni, come lo definì Leao al suo arrivo a Milano: "Che tu sia giovane o vecchio, io ti metto la stessa pressione, perché se sei qui c'è un motivo, sei qui perché sei abbastanza bravo. Ma fuori dal campo, se sei giovane ovviamente ti parlo in modo diverso, ti tratto diversamente, il comportamento non è lo stesso paragonato ai più vecchi. Ma sul campo sono tutti uguali per me. Non sono mai soddisfatto, voglio sempre di più. E forse è per questo che sono qui oggi e sono in grado di giocare e di fare ciò che sto facendo".
"Ogni volta che scendo in campo mi sento come un bambino che mangia una caramella per la prima volta. Ho capito che il pallone è il mio migliore amico e voglio stare con il mio migliore amico per il resto della vita - ha detto poi lo svedese, allontanando il giorno del ritiro - Mi considero come Benjamin Button, ogni giorno che passa ringiovanisco. Prometto che giocherò finchè riuscirò a farlo, finchè ne sarò in grado giocherò ad alto livello. Il giorno in cui non riuscirò più smetterò di giocare perché ho bisogno di sentirmi vivo, di sentire che sto restituendo qualcosa".
"Non vedo molti giocatori, nel passato e nel presente, capaci di fare quello che sto facendo io", ha aggiunto. Ma qual è il segreto di Ibra, capocannoniere in Serie A a quasi 40 anni? "La prima domanda che mi hanno posto quando sono tornato al Milan era relativa a tutti gli ex che erano tornati qui e non avevano reso secondo le attese, non riuscendo a ripetere ciò che avevano fatto nella loro prima esperienza al Milan. Quale sarebbe stata la differenza nel mio caso? Io ho risposto semplicemente: 'Non ho mai perso la passione per ciò che faccio'".